19 Ottobre 2021

La crisi climatica entra nella professione

di Giulia Maria Picchi - Senior partner Marketude Scarica in PDF

Con una certa regolarità scandaglio la rete alla ricerca di novità -particolarmente da oltre oceano- riguardanti il tema della sostenibilità per gli studi professionali.

Nessuno se ne abbia a male ma d’altra parte è successo lo stesso circa 20 anni fa con il marketing e la comunicazione: nel giro di un tempo più o meno lungo, le tendenze che si affermavano particolarmente negli Stati Uniti e che nel nostro Paese venivano guardate a dir poco con sospetto, trovavano poi un po’ alla volta terreno fertile anche in Italia.

E’ così che sono inciampata nell’articolo “How the climate crisis is changing the legal profession” pubblicato dall’International Bar Association (IBA) lo scorso 28 settembre e dal quale si evincono diversi spunti di riflessione a mio avviso interessanti.

Il primo è che, a fronte delle numerose e declamate promesse fatte in particolare da compagnie petrolifere e istituzioni finanziarie in merito alle modalità con cui stanno gestendo la loro transizione verso nuovi modelli di business, il settore legale non è rimasto a guardare ma ha, seppure molto più silenziosamente, fatto una serie di passi avanti.

Sono, infatti, emerse nuove alleanze in diverse parti del mondo con l’espresso intento di guidare il cambiamento nei propri luoghi di lavoro e nella professione in generale: l’Australian Legal Sector Alliance, Lawyers for Climate Justice in Canada, Lawyers for Climate Action in Nuova Zelanda, Chancery Lane Project e Lawyers for Net Zero nel Regno Unito per citarne alcune. Tutte queste iniziative intendono essere promotrici del cambiamento all’interno degli studi e nella professione in generale.

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