19 Settembre 2023

Professione forense, non è più una professione per giovani

di Mario Alberto Catarozzo - Coach, Formatore, Consulente – CEO di MYPlace Communications Scarica in PDF

Partiamo dalla fine: la professione legale è in calo come numero di iscritti e la stessa giurisprudenza perde il 32% degli iscritti.

Questa l’estrema sintesi del focus “Fuga dalle professioni” condotta da Il Sole 24 Ore (si veda il Quotidiano di lunedì 14 agosto 2023).

Due su tre che nel 2022 hanno cancellato l’iscrizione alla Cassa Forense sono donne under 35, sottolinea nel suo reportage Valeria Uva e in 10 anni – continua la giornalista – a Giurisprudenza gli iscritti sono scesi da 154mila a 104mila e i laureati sono scesi sotto la soglia dei 10mila nel 2022. Dopo la laurea solo uno su tre prende la strada della libera professione, preferendo concorsi pubblici e la carriera aziendale. Ad oggi sono ancora tanti (per alcuni, troppi) gli avvocati in esercizio, superando la soglia dei 240mila. Il calo costante negli anni non è, tuttavia, visto come un dato positivo dai vertici della Categoria, che si interroga su come riavvicinare i giovani ad una delle più antiche e rinomate professioni.

UNA PROFESSIONE CHE VIENE DA LONTANO

La professione forense in Italia ha una lunga e gloriosa storia alle spalle, che affonda le sue radici nella lontana storia romana, dove il diritto romano ha costituito la base per tutte le future legislazioni moderne. Fino a qualche decennio fa la professione forense era ambita dai giovani come une delle carriere più prestigiose e sicure. Quanti non hanno sentito la fatidica frase “Fai giurisprudenza che apre tutte le porte nel mondo del lavoro”. Tra gli anni ’80 e i primi del 2000 il numero di avvocati è cresciuto in modo esponenziale. Si pensi che tra il 1985 e il 2005 il numero degli avvocati è quintuplicato e nel 2022 troviamo una media di 4,1 professionisti ogni 1.000 abitanti.

In base ai dati dell’ultimo rapporto Censis sullo stato di salute della Professione, il 36,4% dei giovani avvocati ha considerato la possibilità di abbandonare la professione soprattutto per motivi economici, ma non solo. Il 52% dei professionisti del foro resta maschile e le prospettive, dato l’abbandono prevalentemente femminile, è nella direzione di aumentare questo divario.

Dopo i primi anni del nuovo millennio ha avuto inizio un lento declino in termini di numeri e spesso anche di standing. I numeri degli iscritti a Giurisprudenza dopo il boom di “Mani Pulite” sono cominciati a calare e la professione ha attratto sempre meno giovani.

La crisi economica del 2008 ha peggiorato la situazione soprattutto dal punto di vista reddituale per i giovani e per le donne under 35 in particolare. La professione sicura e blasonata un tempo, ha cominciato a non garantire più redditi sicuri; se a ciò si aggiunge l’impossibilità di accedere agli ammortizzatori sociali, la mancata tutela della maternità e di altre situazioni altrimenti regolamentate, ecco la tendenza tra i giovani a dirigersi verso i concorsi in magistratura, piuttosto che nella pubblica amministrazione e, soprattutto, verso la carriera aziendale.

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