Diritto del Lavoro

I limiti dell’irretrattabilità dei risultati del processo esecutivo e l’estensibilità del principio del ne bis in idem al processo esecutivo

Corte di Cassazione, sez. III, sentenza del 13 novembre 2019, n. 29347 Esecuzione forzata di obblighi di fare – interpretazione dell’art. 612 c.p.c. – definitività dell’ordinanza – chiusura del procedimento esecutivo – preclusione ulteriore azionamento del titolo esecutivo – valutazione del giudice dell’esecuzione sulla consumazione del diritto di procedere esecutivamente CASO Con sentenza n. 29347 del 13 novembre 2019 la Corte di Cassazione ha fatto chiarezza in merito all’operatività, o meno, del principio del ne bis in idem nel processo esecutivo e – nello specifico – in merito ai limiti della c.d. irretrattabilità dei risultati del processo esecutivo “definito”. Il caso deciso con la sentenza in commento prende le mosse da una opposizione all’esecuzione promossa ai sensi dell’art. 615 c.p.c….

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Contratto di lavoro a tempo determinato cessazione del rapporto prima della scadenza del termine

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 8 novembre 2019, n. 28931 Contratto a tempo determinato – Cessazione del rapporto – Prima della scadenza del termine nullo – Indennità ex art. 32 l. 183/2010 MASSIMA In tema di contratti di lavoro a tempo determinato, nelle ipotesi di cessazione del rapporto prima della scadenza del termine nullo, va escluso il riconoscimento, in favore del lavoratore che abbia conseguito la declaratoria di conversione in contratto di lavoro a tempo indeterminato, dell’indennità ai sensi dell’art. 32 l. 183/2010, poiché quest’ultima spetta solo per il periodo così detto “intermedio”, ossia compreso fra la scadenza del termine e la pronuncia del provvedimento con il quale il giudice abbia ordinato la ricostituzione del rapporto di lavoro. COMMENTO La Corte…

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E’ sproporzionato il licenziamento del dipendente che si difende dall’aggressione del sottoposto

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 11 novembre 2019, n. 29090 Licenziamento – Difesa personale – Diverbio e colluttazione – Recesso per giusta causa – Legittimità – Esclusione – Motivi MASSIMA In tema di licenziamento per giusta causa, è sproporzionato il licenziamento del dipendente che si difende dall’aggressione del sottoposto. Il diverbio sfociato in una colluttazione non legittima il recesso per giusta causa ma fa in ogni caso risolvere comunque il rapporto poiché, ai fini della proporzionalità tra addebito e recesso, rileva ogni condotta che – per sua gravità – possa scuotere la fiducia del datore di lavoro e far ritenere la continuazione del rapporto pregiudizievole agli scopi aziendali. COMMENTO Il caso sottoposto all’esame della Corte di Cassazione verteva su un licenziamento…

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Risarcimento del lavoratore in somministrazione in caso di licenziamento illegittimo

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 11 novembre 2019, n. 29105 Licenziamento – Somministrazione di lavoro – Illegittimità licenziamento – Ripristino status quo ante Massima Il lavoratore in somministrazione va risarcito in base alla retribuzione percepita presso l’utilizzatore se il licenziamento intimatogli è illegittimo. È escluso che il calcolo del risarcimento possa venir effettuato sulla base dell’applicazione dell’indennità di disponibilità poiché il ristoro deve ripristinare lo status quo ante rappresentato dallo svolgimento dell’effettiva attività. Commento Con la pronuncia in commento la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema da tempo oggetto di dibattito, ovvero il criterio utile a parametrare e calcolare l’indennità risarcitoria di cui all’art. 18 L. 300/1970 nei casi in cui il licenziamento irrogato a seguito della procedura prevista…

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Parità di trattamento in materia di occupazione: la direttiva n. 78/2000/CE

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 12 novembre 2019, n. 29289 Licenziamento – Inidoneità fisica sopravvenuta – Malattia di lunga durata – Equiparazione alla disabilità – Condotta discriminatoria Massima La nozione di disabilità, anche ai fini della tutela in materia di licenziamento, deve essere ricostruita in conformità al contenuto della direttiva n. 78/2000/CE del 27 novembre 2000, sulla parità di trattamento in materia di occupazione, quindi quale limitazione, risultante in particolare da menomazioni fisiche, mentali o psichiche durature che, in interazione con barriere di diversa natura, possono ostacolare la piena ed effettiva partecipazione della persona interessata alla vita professionale su base di uguaglianza con gli altri lavoratori. Commento La Corte di Appello, riformando la pronuncia del Giudice di primo grado, dichiarava illegittimo…

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Mansioni e scelte imprenditoriali

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 14 novembre 2019, n. 29626 Difformità mansioni – Riconversione e ristrutturazione aziendale – Livello retributivo – Art. 2103 c.c. Massima L’art. 2103 c.c. sulla disciplina delle mansioni e sul divieto di declassamento va interpretato alla stregua del bilanciamento del diritto del datore di lavoro a perseguire un’organizzazione aziendale produttiva ed efficiente e quello del lavoratore al mantenimento del posto, con la conseguenza che, nei casi di sopravvenute e legittime scelte imprenditoriali, comportanti, tra l’altro, interventi di ristrutturazione aziendale, l’adibizione del lavoratore a mansioni diverse, anche inferiori, a quelle precedentemente svolte senza modifica del livello retributivo, non si pone in contrasto con il dettato del codice civile. Commento Nel caso de quo, il Giudice di prime cure,…

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Diritto del lavoratore all’inquadramento superiore

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 11 ottobre 2019, n. 25673 Lavoro subordinato – mansioni diverse da contratto – qualifica – diritto all’inquadramento superiore – condizioni  Massima L’assegnazione a mansioni diverse da quelle di assunzione determina il diritto del lavoratore all’inquadramento superiore di cui all’ art. 2103 c.c. anche quando le prime siano solo prevalenti rispetto agli altri compiti affidatigli, non richiedendo la predetta norma lo svolgimento di tutte le mansioni proprie della qualifica superiore, ma solo che i compiti affidati al lavoratore siano superiori a quelli della categoria in cui è inquadrato. Commento La Corte di appello confermava la decisione di primo grado, con la quale il Tribunale aveva condannato la società al pagamento, in favore del dipendente, di una somma…

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Somministrazione di lavoro a tempo indeterminato e licenziamento

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 18 ottobre 2019, n. 26607 Somministrazione di lavoro – disciplina licenziamento – fine missione – contratto di somministrazione Massima In tema di somministrazione di lavoro a tempo indeterminato, al rapporto tra agenzia e dipendente si applica la disciplina dei licenziamenti individuali, restando indifferenti, rispetto alle tutele inderogabili del lavoro subordinato, le vicende del contratto commerciale nonché il corretto svolgimento della procedura contrattuale non essendo esonerato il datore di lavoro dall’onere di prova degli elementi costitutivi del legittimo esercizio del potere di recesso e, nel caso di licenziamento per motivo oggettivo, dell’impossibilità di repêchage. Commento Nel caso de quo, la Corte d’appello, in parziale accoglimento dell’appello del lavoratore e in parziale riforma della sentenza di primo grado,…

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Onere della prova nel licenziamento per giustificato motivo oggettivo

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 1° ottobre 2019, n. 24491 Licenziamento – giustificato motivo oggettivo – utile ricollocazione del dipendente – anche con mansioni inferiori – onere della prova gravante sul datore Massima Grava sul datore di lavoro, in caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo per la soppressione del posto di lavoro cui era addetto il lavoratore, l’onere di provare in giudizio che al momento del licenziamento non sussisteva alcuna posizione di lavoro analoga a quella soppressa per l’espletamento di mansioni equivalenti, ma anche, in attuazione del principio di correttezza e buona fede, di aver prospettato al dipendente, senza ottenerne il consenso, la possibilità di un reimpiego in mansioni inferiori rientranti nel suo bagaglio professionale; ciò in quanto la soppressione…

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Responsabilità degli enti derivante da reati colposi

Cassazione Penale, Sezione IV, 27 settembre 2019, n. 39713 Responsabilità amministrativa dell’ente che risparmia sulle norme antinfortunistiche Massima I1 indipendentemente dal suo effettivo raggiungimento, e, il secondo, qualora l’autore del reato abbia violato sistematicamente le norme antinfortunistiche, ricavandone oggettivamente un qualche vantaggio per l’ente, sotto forma di risparmio di spesa o di massimizzazione della produzione, indipendentemente dalla volontà di ottenere il vantaggio stesso. A tal riguardo l’interesse ed il vantaggio per l’ente sono criteri alternativi tra di loro.  Commento Il caso concreto esaminato dalla Cassazione riguardava l’infortunio occorso a un lavoratore dipendente con mansioni di aiuto-elettricista.  Il lavoratore, mentre svolgeva per conto della società alcuni lavori in un cantiere dentro un centro commerciale in costruzione – lavori consistenti nel posizionare…

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