Diritto del Lavoro

Licenziamento disciplinare

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 7 dicembre 2016, n. 25189 Licenziamento disciplinare – Giustificazioni lavoratore – Mancata convocazione – Legge Fornero – Risarcimento – Non sussiste reintegra MASSIMA È risarcito ma non reintegrato il lavoratore licenziato per motivi disciplinari anche se il datore non lo convoca per ascoltare le sue giustificazioni. COMMENTO Con la pronuncia in commento la Suprema Corte ha sancito che vada solo risarcito e non reintegrato il dipendente licenziato per motivi disciplinari che non sia stato convocato per offrire le sue giustificazioni.  Nella specie, il Tribunale respingeva il ricorso di un lavoratore dichiarando la sussistenza del giustificato motivo soggettivo del licenziamento intimato per inosservanza dell’orario di lavoro, comportamento scorretto verso i superiori e inesatta esecuzione del servizio. Detta…

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Il ritardo (abnorme) nella contestazione disciplinare dà diritto alla reintegrazione

Cass. civ., sez. lav., 31 gennaio 2017, n. 2513  Licenziamento disciplinare – Tardività della contestazione – Ritardo abnorme – Diritto alla tutela reintegratoria – Sussiste (anche se l’illecito è permanente) 1. La fattispecie concreta  La pronuncia della Corte di Cassazione prende le mosse dal ricorso proposto dalla società datrice di lavoro per la cassazione della sentenza della Corte d’appello di Roma che, in riforma della sentenza del Tribunale di Cassino, aveva accolto l’appello della lavoratrice, dichiarando l’illegittimità del licenziamento disciplinare intimato a quest’ultima, con condanna alla reintegrazione nel posto di lavoro e al pagamento di un’indennità risarcitoria di dodici mensilità. L’illecito disciplinare che aveva dato luogo al licenziamento consisteva nell’assenza ingiustificata della lavoratrice, che aveva rifiutato il 19 aprile 2012…

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Sicurezza sul lavoro: responsabilità del datore di lavoro

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 14 novembre 2016, n. 47977 Violazione disposizioni in materia di salute e sicurezza – Lavoratore privo di formazione – Responsabilità penale – Lavoratore autonomo – Non sussiste MASSIMA La presenza in cantiere di un lavoratore non formato in materia di salute e sicurezza fa scattare la responsabilità penale a carico del datore solo se si accerta che il sottoposto è un subordinato e non un autonomo. COMMENTO Nel caso in commento il titolare di una impresa edile proponeva ricorso avverso la pronuncia del Tribunale che lo aveva condannato per il reato di cui all’art. 55 co.5 lett. d) e 18 co.1 lett. a) del D. Lgs. 81/2008. Detta condanna conseguiva alla violazione delle disposizione in materia…

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Licenziamento individuale conseguente alla soppressione del posto di lavoro per riorganizzazione aziendale

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 9 novembre 2016, n. 22798 Licenziamento – Impossibilità repêchage – Onere prova – Salvaguardia professionalità – Illegittimo Massima In ipotesi di licenziamento conseguente alla soppressione del posto di lavoro per riorganizzazione aziendale, le esigenze di tutela del diritto alla conservazione del posto di lavoro prevalgono su quelle di salvaguardia della professionalità del lavoratore. È, dunque, illegittimo il licenziamento se il datore non provi che il repêchage poteva essere effettuato tenendo in considerazione anche le mansioni inferiori a quello del dipendente. Commento Nella pronuncia in commento, la Corte di Cassazione ha confermato la reintegra ottenuta dall’operaio specializzato, il quale aveva provato in giudizio che, in seguito al licenziamento per soppressione del suo posto di lavoro, la Società…

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La qualificazione giuridica del licenziamento «per scarso rendimento»

Licenziamento – Giustificato motivo oggettivo – Licenziamento “per mancanze” – Annullamento – Necessità – Fondamento MASSIMA Deve essere cassata con rinvio la sentenza di merito che ha ricondotto nell’ambito del giustificato motivo oggettivo un licenziamento inflitto “per mancanze” laddove la ragione del recesso risulta indebitamente ascrivibile al paradigma concettuale del rimprovero per una condotta del lavoratore che questi, pur potendo, non ha colpevolmente tenuto e il provvedimento fondato su di un comportamento riconducibile alla sfera volitiva del lavoratore e lesivo dei suoi doveri contrattuali mentre il recesso per giustificato motivo oggettivo può essere tale solo per fatti sopravvenuti che rendono impossibile la prestazione ma sempre che siano dovuti a fatti non imputabili: diversamente ragionando, il datore di lavoro con un…

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Il giudizio di proporzionalità tra licenziamento disciplinare e addebito contestato non è sindacabile in sede di legittimità ove sorretto da idonea e congrua motivazione

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 3 agosto 2016, n. 16217 Licenziamento individuale – contratto di categoria – sanzione conservativa – condotte contestate – proporzionalità – sanzione espulsiva – legittimità  MASSIMA Anche nel caso in cui il contratto nazionale di riferimento preveda per una determinata tipologia di condotte tenute dal lavoratore la sanzione conservativa piuttosto che quella espulsiva, può essere legittimo il licenziamento purché lo stesso risulti proporzionato rispetto agli addebiti contestati. Tale principio è valido anche dopo la cd. riforma Fornero (l. n. 92/2012). COMMENTO La questione portata all’attenzione della Corte di Cassazione ha a oggetto la valutazione di legittimità di un licenziamento disciplinare. La Corte d’Appello ha confermato la decisione di primo grado con la quale era stata rigettata la domanda…

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La transazione stipulata dal datore di lavoro e dal lavoratore finalizzata all’esodo incentivato di quest’ultimo

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 28 settembre 2016, n. 19179 Incentivo all’esodo – Transazione accettata dal lavoratore – Impugnazione del licenziamento –Illegittima MASSIMA In tema di transazione stipulata dal datore di lavoro e dal lavoratore occorre indagare se le parti, mediante l’accordo, abbiano perseguito la finalità dl porre fine all’“incertus litis eventus” – anche solo per una parte del contenzioso – senza che, tuttavia, sia necessaria l’esteriorizzazione delle contrapposte pretese, né che siano state usate espressioni direttamente rivelatrici del negozio transattivo, la cui esistenza può essere desunta anche dalla corresponsione di denaro da parte del debitore, accettata dal creditore dichiarando di essere stato pienamente soddisfatto e di non avere null’altro a pretendere, se possa ritenersi che essa esprima la volontà di porre…

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Sicurezza del lavoro

  Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 6 Ottobre 2016, n.20051 Sicurezza – Incidente al lavoratore – Svolgimento di un’attività qualificata del datore come rischiosa e indicata nel dvr – Disposizione di una ctu per stabilire le responsabilità – Sussiste. MASSIMA Se il danno causato dall’incidente sul lavoro costituisce la concretizzazione del rischio specifico della lavorazione il giudice non può limitarsi ad affermare il difetto di prova del nesso causale ma è tenuto a verificare positivamente la esistenza di altri fattori di rischio concomitanti. Tali fattori possono escludere il nesso causale soltanto se dotati di efficacia causale esclusiva nella produzione dell’evento. Commento Con la pronuncia in commento la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato da un lavoratore contro la…

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Licenziamento per giustificato motivo oggettivo del dipendente

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 04 novembre 2016, n. 22476 LICENZIAMENTO INDIVIDUALE – Giustificato motivo oggettivo – Direttore – Soppressione delle sue mansioni – Sussiste MASSIMA Sussiste il licenziamento per giustificato motivo oggettivo del dipendente se a seguito della cessione del ramo di azienda vengono soppresse le sue mansioni. COMMENTO Con la sentenza in epigrafe la Corte di Cassazione è tornata nuovamente sul tema del licenziamento intimato in occasione di un trasferimento d’azienda. Più precisamente, la Corte d’appello aveva rigettato il reclamo del dipendente avverso la sentenza di primo grado, che, in esito a procedimento ai sensi della L. n. 92 del 2012, art. 1, comma 48 ss., aveva accertato la legittimità del licenziamento intimato allo stesso lavoratore, respingendone quindi l’impugnazione….

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Permessi retributivi

  Corte Costituzionale, 23 settembre 2016, n. 213 Permessi retribuiti – Conviventi more uxorio – Discriminazione – Sussiste MASSIMA Va dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 33, comma 3, l. n. 104 del 1992, come modificato dall’art. 24, comma 1, lett. a), l. n. 183 del 2010, nella parte in cui non include il convivente tra i soggetti legittimati a fruire del permesso mensile retribuito per l’assistenza alla persona con handicap in situazione di gravità, in alternativa al coniuge, parente o affine entro il secondo grado. Il diritto alla salute psico-fisica, ricomprensivo della assistenza e della socializzazione, va garantito e tutelato, al soggetto con handicap in situazione di gravità, sia come singolo che in quanto facente parte di una formazione sociale per…

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