22 Aprile 2025

La cessione del quinto: profili giuridici essenziali

di Fabio Fiorucci, Avvocato Scarica in PDF

Tra gli strumenti di finanziamento più diffusi nel mercato del credito al consumo, la cessione del quinto dello stipendio o della pensione (D.P.R. n. 180/1950) si distingue per la particolare rilevanza, tanto sotto il profilo della struttura giuridica, quanto per la funzione sociale e le implicazioni operative che ne derivano.

Si tratta, com’è noto, di un prestito personale che si caratterizza per una modalità di rimborso peculiare, fondata su una trattenuta diretta di quote mensili della retribuzione o del trattamento pensionistico da parte del datore di lavoro o dell’ente previdenziale, i quali provvedono al versamento delle stesse in favore del soggetto finanziatore.

La durata massima del finanziamento contro cessione del quinto non può superare i dieci anni. Quanto al limite quantitativo, la rata mensile non può eccedere la quinta parte dello stipendio netto mensile, ovvero il 20% dell’emolumento al netto delle ritenute fiscali.

Il meccanismo di rimborso può estendersi non solo al Trattamento di Fine Rapporto  (TFR) eventualmente maturato, ma anche alla pensione o ad altro assegno continuativo equivalente, configurando così una struttura di garanzie multilivello che rende questa forma di finanziamento particolarmente attrattiva per gli operatori del credito.

Elemento strutturale imprescindibile è la copertura assicurativa obbligatoria, che deve assistere ogni contratto di cessione del quinto. Le polizze assicurative, in tal caso, devono coprire due specifici rischi: quello connesso al decesso del debitore e quello legato alla perdita dell’impiego, sia in caso di licenziamento, sia in ipotesi di dimissioni. Ciò, al fine di preservare il diritto del creditore alla restituzione dell’importo erogato anche in presenza di eventi sopravvenuti idonei a compromettere l’equilibrio contrattuale.

La cessione del quinto può essere richiesta da un’ampia gamma di soggetti. Vi rientrano i lavoratori dipendenti, siano essi impiegati nel settore pubblico o privato, nonché i pensionati. Possono inoltre accedervi, entro i limiti della durata del contratto di lavoro, anche i lavoratori a tempo determinato.

Anche i pensionati, sia del settore pubblico che di quello privato, possono ricorrere alla cessione del quinto come strumento di finanziamento. In questo caso, tuttavia, il legislatore ha introdotto una garanzia di ordine sociale a protezione del soggetto obbligato: la quota residua della pensione, una volta effettuata la trattenuta mensile, non può in alcun caso risultare inferiore all’importo della pensione minima sociale. Si tratta di una soglia invalicabile, che assolve a una funzione di salvaguardia costituzionalmente orientata, volta ad assicurare al soggetto una sussistenza dignitosa.

È invece espressamente esclusa la possibilità di ottenere un prestito mediante cessione della pensione di reversibilità. Va altresì rilevato che i pensionati possono accedere alla cessione del quinto anche mediante le convenzioni stipulate con l’INPS e, per quanto ancora applicabili, con l’INPDAP. Tali convenzioni prevedono condizioni contrattuali agevolate, più favorevoli rispetto a quelle offerte nel mercato ordinario, in termini di tassi d’interesse, spese accessorie e oneri assicurativi.

Il costo complessivo della cessione del quinto si compone di diverse voci, tra cui gli interessi sul finanziamento, i premi delle assicurazioni obbligatorie e i costi amministrativi connessi alle attività di istruttoria e perfezionamento contrattuale. Tali oneri vengono molto spesso corrisposti in via anticipata, con un impatto non trascurabile sul TAEG effettivo dell’operazione.

Particolare attenzione deve essere prestata al caso, tutt’altro che raro, di estinzione anticipata del finanziamento. La normativa di settore impone, in tali ipotesi, l’obbligo in capo al creditore di rimborsare la parte di oneri non maturati, tra cui rientrano interessi e premi assicurativi riferibili al periodo non goduto. Tale obbligo è stato ampiamente riconosciuto dalla giurisprudenza di legittimità e di merito, la quale lo riconduce ai principi generali di buona fede e correttezza contrattuale, nonché al divieto di indebito arricchimento del creditore. L’adempimento parziale e anticipato del contratto da parte del debitore impone quindi una rideterminazione degli equilibri economici, in modo da evitare che una prestazione non erogata continui a generare costi a suo carico. La questione degli oneri rimborsabili, in caso di estinzione anticipata del finanziamento (art. 125 sexies TUB), è stata di recente al centro di importanti interventi normativi e giurisprudenziali.

La Corte di Cassazione n. 22362/2024, pur riconoscendo che la cessione del quinto possa comportare un onere amministrativo aggiuntivo, ha stabilito che tale onere non giustifica la trattenuta di costi aggiuntivi dallo stipendio dei dipendenti. La Corte ha richiamato il precedente di Cass. n. 24640/2021, che aveva già affermato che il datore di lavoro non può pretendere il rimborso dei costi di servizio aggiuntivo, se non dimostra che tali costi risultano insostenibili rispetto alla propria organizzazione aziendale (la gestione della cessione del quinto rientra nelle normali responsabilità del datore di lavoro).

Centro Studi Forense - Euroconference consiglia

Come tutelare il cliente nel contenzioso bancario