Nuove tecnologie e Studio digitale

Succede solo da Mc Donald’s ?

Il calo dei margini e la necessità di stare sul mercato con una clientela che non tollera ulteriori aumenti di costo ci spinge a rivedere costantemente l’organizzazione dello studio, con la nuova ottica dell’efficienza. Il personale degli studi crede che in realtà la nuova ventata di fordismo in campo organizzativo dipenda soltanto dall’avidità dei titolari e dalla loro incapacità di trovare clienti redditizi. In realtà le professioni sono state vittime di una tempesta perfetta: il percorso normativo che ci ha portati dal decoro al mercato è stato accompagnato dalla più profonda crisi economica dalla seconda guerra mondiale in poi. È troppo facile dare la colpa ai titolari dello studio perché anche il personale ha la sua dose di responsabilità. In ogni…

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Delego ergo sum

Una delle incombenze più delicate per un professionista è quella di delegare una pratica o parte di essa a un collaboratore o dipendente. Il professionista avveduto predispone il fascicolo da delegare e attende il momento più propizio per trasferirlo sulla scrivania del collaboratore o dipendente. Meglio forse attardarsi, e aspettare che tutti se ne siano andati dallo studio. Attenzione in particolare alla signora delle pulizie, che potrebbe fare la spia! Anche del nuovo praticante, che sovente si ferma qualche ora in più, c’è davvero poco da fidarsi. Quando non c’è più nessuno in studio e il campo è finalmente libero, il professionista, con fare furtivo, percorre il corridoio per introdursi nella stanza del contumace delegato. Lo scopo, del tutto evidente, è quello…

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Il contratto psicologico

Tutte le persone che collaborano con lo studio sono legate da un rapporto contrattuale, magari anche non scritto e soltanto di fatto. I soci sono reciprocamente vincolati dal patto societario o associativo, i collaboratori da un contratto continuativo di lavoro autonomo, i dipendenti da un contratto di lavoro dipendente, i praticanti da un contratto di tirocinio. Per il mestiere che facciamo, sappiamo tutti che la carta si lascia scrivere e che nella realtà le cose possono essere completamente diverse da quanto pattuito o messo ufficialmente nero su bianco. E così abbiamo dipendenti che sono più responsabili di un socio e che, ad esempio, non lascerebbero mai un lavoro a metà anche se questo comporta lunghe ore di straordinario presso lo studio….

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Come te non c’è nessuno

A volte capita che negli studi professionali ci sia un’unica persona che sa fare determinate cose. Questo può accadere per motivi dimensionali, perché lo studio è talmente piccolo da non potersi permettere delle risorse aggiuntive. Oppure avviene perché semplicemente non abbiamo fatto caso a quali e quanti inconvenienti può ingenerare il fatto di affidare ad una sola persona compiti delicati, rendendola di fatto insostituibile. Non è mai saggio che alcune competenze tecniche, commerciali, organizzative all’interno dello studio siano concentrate su un’unica persona. Questo dipendente o collaboratore o socio potrebbe avere un raffreddore, o volersene andare incolpevolmente o a volte anche intenzionalmente, lasciando lo studio nelle classiche braghe di tela. Ho visto un brillante notaio anni fa, grande esperto di diritto…

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Questione di cultura

  In un recente viaggio all’estero ho avuto modo di toccare con mano alcune situazioni che a mio modo di vedere assomigliano molto da vicino a quanto accade nei nostri studi professionali. Un lungo viaggio automobilistico da Trieste, la mia bella città, fino a Monaco di Baviera, una capitale dell’economia, attraversando la verdeggiante Austria felix. Il percorso prevede l’attraversamento di tre Stati, che hanno regole e prassi di comportamento (auto)stradale completamente diverse. È stato divertente verificare il comportamento degli stessi guidatori, a bordo dei medesimi veicoli, inseriti in sistemi e culture diverse. E così occorre prestare grande attenzione quando si attraversa il confine tra Austria e Germania, andando a nord. Appena scollinato dove una volta c’era la dogana e oggi-…

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Patti chiari, amicizia lunga

   Nell’epoca d’oro delle professioni, il rapporto tra professionista e cliente cominciava sanamente con un problema da risolvere. E le attenzioni e le migliori energie del professionista potevano concentrarsi sulla risoluzione di quel problema. La parcella era un di cui, governata completamente dalle tariffe professionali e comunque mai discussa da un cliente che era mediamente rispettoso fino ad arrivare talvolta al timore riverenziale.   La parola del cliente e una stretta di mano erano più sufficienti a suggellare un accordo che sarebbe rimasto un patto d’acciaio nonostante qualsiasi avversità e vicissitudine successiva. Un eventuale mandato scritto sarebbe stato considerato un orpello per il professionista ed una autentica offesa per il cliente. Un chiaro segno di sfiducia, di egoismo e mala…

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Sono solo scatolette

Fino ad oggi abbiamo sempre ritenuto che l’attività professionale richiedesse un adeguato luogo fisico dove poter essere esercitata. Dal momento dell’inizio della pratica professionale, prima ancora dell’abilitazione, ognuno di noi ha cercato uno studio dove andare. Al praticante o al giovane di studio veniva concessa prima una scrivania e poi una intera stanza per esercitare l’attività professionale. Un modo per misurare l’importanza di un professionista è ancor oggi quello di valutare il luogo dove lo studio si trova. Tanto più prestigiosa è la location e tanto più caro e probabilmente più bravo sarà il professionista. Un altro parametro spannometrico è quello dei metri quadri di spazio che sono disponibili per le attività professionali. Contano anche la ricchezza degli arredi, la…

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Pochi, maledetti e subito

  Uno dei problemi più assillanti per gli studi professionali è quello della liquidità. Ogni mese occorre reperire denaro sufficiente a pagare gli stipendi, le ritenute fiscali e previdenziali, i fornitori e quant’altro. A giugno e dicembre il gioco della tredicesima e della quattordicesima raddoppia gli importi, per non parlare dei mesi in cui si pagano le imposte. Farebbe piacere ogni tanto poter prelevare qualche acconto sugli utili, ma i titolari dello studio sono sempre gli ultimi in questo gioco mediante il quale lo stato drena tutta la liquidità mentre le imprese italiane si finanziano a costo zero. Il vero microcredito, dunque, lo hanno fatto e lo stanno facendo gli studi professionali, nei confronti di clienti che pagano anche oltre…

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