Diritto del Lavoro

I requisiti di validità del verbale di conciliazione

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 1 aprile 2019, n. 9006 Lavoro subordinato – diritti e obblighi del prestatore di lavoro – transazione – validità – limiti Massima In materia di atti abdicativi di diritti del lavoratore subordinato, le rinunce e le transazioni aventi ad oggetto diritti del prestatore di lavoro previsti da disposizioni inderogabili di legge o da contratti collettivi, contenuti in verbali di conciliazione conclusi in sede sindacale, non sono impugnabili, a condizione che l’assistenza prestata dai rappresentanti sindacali sia stata effettiva, così da porre il lavoratore in condizione che dall’atto stesso si evincano la questione controversa oggetto della lite e le reciproche concessioni in cui si risolve il contratto transattivo ai sensi dell’art. 1965 c.c. Commento La Corte di…

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Il danno differenziale

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 2 aprile 2019, n. 9112 Assicurazione per gli infortuni sul lavoro e malattie professionali – responsabilità del datore di lavoro – danno civilistico da inadempimento contrattuale – concorrenza dell’indennizzo ex articolo 13, D.Lgs. 38/2000 – danno differenziale – nozione – metodo di computo – poste omogenee Massima In tema di danno cd. differenziale, la diversità strutturale e funzionale tra l’erogazione Inail ex art. 13 del d.lgs. n. 38 del 2000 ed il risarcimento del danno secondo i criteri civilistici non consente di ritenere che le somme versate dall’istituto assicuratore possano considerarsi integralmente satisfattive del pregiudizio subito dal soggetto infortunato o ammalato, con la conseguenza che il giudice di merito, dopo aver liquidato il danno civilistico, deve…

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Contratto a termine: la sentenza che ne accerta la nullità è dichiarativa

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 26 marzo 2019, n. 8385 Contratto a tempo determinato – Nullità del termine – Sentenza dichiarativa – Conversione in rapporto a tempo indeterminato – Data illegittima stipulazione Massima Anche a seguito della norma di interpretazione autentica di cui all’articolo 1, comma 13, legge 92/2012 la sentenza che accerta la nullità della clausola appositiva del termine e ordina la ricostituzione del rapporto illegittimamente interrotto, cui è connesso l’obbligo del datore di riammettere in servizio il lavoratore, è di natura dichiarativa e non costitutiva: la conversione in rapporto di lavoro a tempo indeterminato, pertanto, opera con effetto ex tunc dalla illegittima stipulazione del contratto a termine, mentre l’indennità di cui all’articolo 32, comma 5, L. 183 del 2010 ristora…

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Legittimo il pagamento differito e rateale del TFS ai dipendenti pubblici a seguito di cessazione anticipata dal servizio. Questioni aperte circa la legittimità di tali modalità di erogazione del TFS anche nelle ipotesi di raggiungimento dei limiti di età e di servizio

Corte Costituzionale, decisione del 17 aprile 2019, depositata il 25 giugno 2019, n. 159 Indennità di fine servizio dei dipendenti pubblici – pagamento differito – legittimità – pensionamento per ragioni diverse dal raggiungimento del limite massimo di età e di servizio Il caso Con ordinanza n. 136/2018, il Tribunale di Roma, sezione lavoro, ha investito la Corte Costituzionale della questione di legittimità dell’art. 3, co. 2, del D. L. 28 marzo 1997, n. 79 (convertito con modificazioni con Legge 28 maggio 1997, n. 140) e successive modifiche, nonché dell’art. 12, co. 7, del D. L. 31 maggio 2010, n. 78 (convertito con modificazioni con Legge 30 luglio 2010, n. 122) e successive modifiche, nella parte in cui dispongono, rispettivamente, il…

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Configurabilità e risarcibilità del danno iure hereditatis

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 27 marzo 2019, n. 8580 Sicurezza e salubrità dei luoghi di lavoro – Danno differenziale – Modifiche legge di bilancio 2019 – Infortuni e malattie professionali – Retroattività Massima Deve affermarsi che le modifiche dell’articolo 10 del d.p.r. 1124/1965, introdotte dall’articolo 1, comma 1126, della legge 145/2018, non possono trovare applicazione in riferimento agli infortuni sul lavoro verificatesi e alle malattie professionali denunciate prima del 1° gennaio 2019, data di entrata in vigore della legge di bilancio 2019. Commento Nel caso di specie gli eredi di un lavoratore deceduto per mesotelioma pleurico ottenevano dalla Corte d’appello di Roma il risarcimento dei danni non patrimoniali iure proprio e iure hereditatis nei confronti del datore di lavoro. Quest’ultimo…

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Termine per il deposito delle memorie nel tentativo di conciliazione

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 21 marzo 2019, n. 8026 Licenziamento individuale – Tentativo di conciliazione – Termine di decorrenza – Mancato deposito di memoria – Condizioni – Effetti Massima Nelle ipotesi di impugnazione del licenziamento individuale ex art. 6 l. n. 604/1966, ove alla richiesta del tentativo di conciliazione o arbitrato – da parte del lavoratore – nel termine di 180 giorni dall’impugnazione stragiudiziale, consegua il mancato accordo, poiché controparte non deposita presso la commissione di conciliazione la memoria prevista dall’art. 410, comma 7 c.p.c., entro 20 giorni dal ricevimento della copia richiesta, dallo scadere del suddetto termine decorre l’ulteriore termine di 60 giorni entro il quale il lavoratore è tenuto a presentare il ricorso al giudice, a pena…

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La prestazione di sicurezza sociale

Corte di Giustizia UE, 14 marzo 2019, C-372/18 Rinvio pregiudiziale – Sicurezza sociale – Articolo 3 del regolamento n. 883/2004 – Nozione di prestazione di sicurezza sociale Massima L’articolo 3 del regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale, dev’essere interpretato nel senso che prestazioni, quali l’assegno per l’indipendenza personale e la prestazione compensativa della disabilità, devono essere considerate, ai fini della loro qualificazione come prestazioni di sicurezza sociale a norma di tale disposizione, come concesse al di fuori di ogni valutazione individuale delle esigenze personali del beneficiario, considerato che le risorse di quest’ultimo rilevano ai soli fini del calcolo dell’importo effettivo delle prestazioni medesime sulla base…

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Detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti: è sussumibile nell’ambito della nozione legale di giusta causa ex art. 2119 c.c.

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 19 febbraio 2019, n. 4804 Licenziamento – Giusta causa – Detenzione e spaccio di stupefacenti MASSIMA È sussumibile in astratto nell’ambito della nozione legale di giusta causa ai sensi dell’art. 2119 c.c. la detenzione e lo spaccio di elevata quantità di sostanze stupefacenti con cadenza regolare per più anni, condotta – lontana dalle regole del vivere civile – idonea ad assume un riflesso, anche solo potenziale ma oggettivo, sulla funzionalità del rapporto di lavoro stesso. COMMENTO Nel caso deciso dalla Suprema Corte di Cassazione un lavoratore era stato sottoposto a procedimento penale per aver detenuto e spacciato elevate quantità di sostanze stupefacenti continuativamente negli anni. Nelle precedenti fasi del giudizio il licenziamento era stato annullato, con…

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Come valutare la legittimità del licenziamento di un lavoratore distaccato

Cassazione Civile, sezione Lavoro, 28 febbraio 2019, n. 5996 Licenziamento – Lavoratore distaccato – Giustificato motivo oggettivo – Configurabilità – Presupposti Massima In caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo del dipendente distaccato presso un terzo, gli elementi costitutivi del motivo devono essere verificati con riferimento all’ambito aziendale del datore di lavoro distaccante. Su quest’ultimo ricade anche l’onere di provare, con riguardo all’organizzazione aziendale esistente all’epoca del licenziamento, l’impossibilità di adibire utilmente il lavoratore a mansioni diverse da quelle che prima svolgeva. Pertanto, la mera cessazione dell’interesse al distacco o la soppressione del posto presso il terzo distaccato non è sufficiente a integrare il giustificato motivo oggettivo di licenziamento. COMMENTO Con la sentenza in commento la Corte di Cassazione ha…

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Danno biologico derivante da mobbing

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 5 marzo 2019, n. 6346 Salute e sicurezza sul lavoro – Danno biologico da mobbing – Copertura assicurativa Inail – Sussiste MASSIMA Deve ritenersi che il danno biologico derivante da mobbing accertato a carico del lavoratore nella misura dell’8 per cento sia qualificabile quale malattia professionale non tipizzata, conseguente a prestazione di attività lavorativa e dunque coperta dall’assicurazione obbligatoria dell’Inail, nella sussistenza dei presupposti per l’esonero dalla responsabilità civile del datore di lavoro. COMMENTO La Cassazione, con la sentenza in commento, ha statuito che – in tema di malattia professionale – la tutela assicurativa INAIL va estesa ad ogni forma di tecnopatia, fisica o psichica, che possa ritenersi conseguenza dell’attività lavorativa, sia che riguardi la lavorazione e…

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