DIRITTO DEL LAVORO
di Evangelista Basile
- 6 Marzo 2018
Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 23 novembre 2017, n. 27948 Contrattazione collettiva – Attività lavorativa durante le festività infrasettimanali – Rifiuto del dipendente di prestare attività lavorativa – Trattamento economico – Diritto soggettivo MASSIMA Il provvedimento con cui il datore di lavoro impone al dipendente di prestare l’attività lavorativa nelle festività infrasettimanali in violazione della legge n. 260 del 1949 è nullo ed integra un inadempimento parziale del contratto di lavoro, sicché l’inottemperanza del lavoratore è giustificata in base al principio “inadimplenti non est adimplendum” ex art. 1460 c.c. e sul rilievo che gli atti nulli non producono effetti, dovendosi escludere che i provvedimenti aziendali siano assistiti da una presunzione di legittimità che ne imponga l’ottemperanza fino a contrario accertamento...
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DIRITTO DEL LAVORO
di Evangelista Basile
- 27 Febbraio 2018
Corte di Cassazione, Sezioni Unite, 20 novembre 2017, n. 27436 Licenziamento – Società cooperative – Licenziamento individuale di socio lavoratore – Delibera di esclusione – Rapporto fra le impugnazioni – Mancata impugnazione della delibera – Tutela risarcitoria - Sussiste MASSIMA In tema di tutela del socio lavoratore di cooperativa, in caso d'impugnazione, da parte del socio, del recesso della cooperativa, la tutela risarcitoria non è inibita dall'omessa impugnazione della contestuale delibera di esclusione fondata sulle medesime ragioni, afferenti al rapporto di lavoro, mentre resta esclusa la tutela restitutoria. COMMENTO La Sezioni Unite della Corte di Cassazione sono intervenute a dirimere i contrasti sorti in ordine alla ammissibilità della domanda di reintegrazione formulata dal socio lavoratore di cooperativa che non ha impugnato...
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DIRITTO DEL LAVORO
di Evangelista Basile
- 20 Febbraio 2018
Corte di Cassazione, Sezioni Unite, 27 dicembre 2017, n. 30985 Contestazione disciplinare – Tardività – Licenziamento – Illegittimità – Reintegrazione –Indennità MASSIMA Un ritardo notevole e non giustificato della contestazione dell’addebito posto alla base del licenziamento per giusta causa rappresenta una violazione del principio di buona fede e della volontà delle parti nell’attuazione del rapporto di lavoro. La dichiarazione giudiziale di illegittimità di un tale licenziamento disciplinare comporta perciò l’applicazione della sanzione dell’indennità come prevista dal quinto comma dello stesso art. 18: un'indennità risarcitoria onnicomprensiva di 12-24 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto. COMMENTO Il caso in esame ha origine nel licenziamento per giusta causa intimato al lavoratore a seguito di una contestazione disciplinare formulata tardivamente, ovvero a distanza di...
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DIRITTO DEL LAVORO
di Evangelista Basile
- 13 Febbraio 2018
Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 20 ottobre 2017, n. 25147 Licenziamento individuale – Giusta causa – Sottrazione materiale aziendale su pen drive – Mancata divulgazione a terzi – Dati non coperti da password – Legittimità del recesso MASSIMA Sussiste il licenziamento per giusta causa nel caso qualora il dipendente copi sulla pen drive brevetti, disegni e altri documenti aziendali importanti sebbene non divulghi a terzi il materiale. Per far scattare la sanzione espulsiva basta la mera sottrazione dei dati non rilevando che questi ultimi siano o meno protetti da password. COMMENTO La questione portata all’attenzione della Suprema Corte riguarda un’ipotesi di licenziamento per giusta causa intimato ad un lavoratore che, pur non divulgandone il materiale a terzi, aveva trasferito su...
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DIRITTO DEL LAVORO
di Evangelista Basile
- 6 Febbraio 2018
Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 4 ottobre 2017, n. 23177 Condanna penale del lavoratore - Estinzione e risoluzione del rapporto – Licenziamento – Potere disciplinare – Tempestività MASSIMA La contestazione disciplinare deve essere caratterizzata da immediatezza anche nel caso di una condanna penale a carico del lavoratore. L’azione disciplinare esercitata un anno dopo il passaggio in giudicato della condanna penale non può essere riconosciuta come tempestiva e rende illegittimo il conseguente licenziamento. Anche se il criterio d’immediatezza va inteso in senso relativo, spetta al datore di lavoro di provare la tempestività dell’eventuale provvedimento disciplinare ove sussista un rilevante intervallo temporale tra i fatti contestati e l’esercizio del potere disciplinare. COMMENTO Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione ha...
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