DIRITTO DEL LAVORO

Controversie seriali e contratto collettivo

L’art. 30 d. leg. 31 marzo 1998, n. 80, introdusse l’accertamento pregiudiziale della efficacia validità ed interpretazione dei contratti collettivi del pubblico impiego, previsto dall’art. 30, che, a sua volta, aggiunse l’art. 68 bis al d. leg. 3 febbraio 1993, n. 29. L’obiettivo era di sperimentare uno strumento deflattivo, perché finalizzato a rendere uniforme l’interpretazione e l’applicazione di contratti collettivi e, quindi, a contenere il contenzioso in cui sorgesse una questione ad essi relativa. Il modello di riferimento era contenuto nella disciplina delle «Controversie regolate da norme corporative» di cui agli artt. 410, 444 e 467 ss. c.p.c. 1940: l’art. 410, comma 2°, attribuiva alla Magistratura del lavoro di Roma l’interpretazione dei contratti collettivi in vigore “in più circoscrizioni”; gli…

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Dichiarazione giudiziale di illegittimità del licenziamento disciplinare

Corte di Cassazione, Sezioni Unite, 27 dicembre 2017, n. 30985 Contestazione disciplinare – Tardività – Licenziamento – Illegittimità – Reintegrazione –Indennità MASSIMA Un ritardo notevole e non giustificato della contestazione dell’addebito posto alla base del licenziamento per giusta causa rappresenta una violazione del principio di buona fede e della volontà delle parti nell’attuazione del rapporto di lavoro. La dichiarazione giudiziale di illegittimità di un tale licenziamento disciplinare comporta perciò l’applicazione della sanzione dell’indennità come prevista dal quinto comma dello stesso art. 18: un’indennità risarcitoria onnicomprensiva di 12-24 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto. COMMENTO Il caso in esame ha origine nel licenziamento per giusta causa intimato al lavoratore a seguito di una contestazione disciplinare formulata tardivamente, ovvero a distanza di…

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Licenziamento per giusta causa e sanzione espulsiva

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 20 ottobre 2017, n. 25147 Licenziamento individuale – Giusta causa – Sottrazione materiale aziendale su pen drive – Mancata divulgazione a terzi – Dati non coperti da password – Legittimità del recesso MASSIMA Sussiste il licenziamento per giusta causa nel caso qualora il dipendente copi sulla pen drive brevetti, disegni e altri documenti aziendali importanti sebbene non divulghi a terzi il materiale. Per far scattare la sanzione espulsiva basta la mera sottrazione dei dati non rilevando che questi ultimi siano o meno protetti da password.  COMMENTO La questione portata all’attenzione della Suprema Corte riguarda un’ipotesi di licenziamento per giusta causa intimato ad un lavoratore che, pur non divulgandone il materiale a terzi, aveva trasferito su…

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Esercizio dell’azione disciplinare

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 4 ottobre 2017, n. 23177 Condanna penale del lavoratore – Estinzione e risoluzione del rapporto – Licenziamento – Potere disciplinare – Tempestività MASSIMA La contestazione disciplinare deve essere caratterizzata da immediatezza anche nel caso di una condanna penale a carico del lavoratore. L’azione disciplinare esercitata un anno dopo il passaggio in giudicato della condanna penale non può essere riconosciuta come tempestiva e rende illegittimo il conseguente licenziamento. Anche se il criterio d’immediatezza va inteso in senso relativo, spetta al datore di lavoro di provare la tempestività dell’eventuale provvedimento disciplinare ove sussista un rilevante intervallo temporale tra i fatti contestati e l’esercizio del potere disciplinare. COMMENTO Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione ha…

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Erronea applicazione del rito del lavoro nel giudizio di primo grado e principio di ultrattività del rito nella successiva fase di impugnazione.

Cass., sez. VI, ord. 2 novembre 2017 n. 26136 Scarica la sentenza  Lavoro e previdenza (controversie) – Applicazione di rito erroneo in primo grado – Appello – Applicazione del rito ordinario – Inammissibilità – Ultrattività del rito (Cod. proc. civ., art. 342, 427. [1] Il principio di ultrattività del rito postula che, ai fini della scelta delle forme e del mezzo di impugnazione, valga il rito adottato dal giudice per pronunziare la sentenza che si intende impugnare. Ne consegue che, qualora il giudizio di primo grado si sia erroneamente svolto con il rito del lavoro anziché con quello ordinario, non corretto dal giudice dell’impugnazione attraverso ordinanza di mutamento del rito, il giudizio debba proseguire anche in appello nelle forme della cognizione…

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Licenziamenti individuali

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 14 novembre 2017, n. 26867 Denuncia penale del lavoratore – Condotta disciplinarmente rilevante – Calunnia – Infondatezza denuncia o archiviazione – Non sussiste MASSIMA La sola denuncia all’autorità giudiziaria di fatti astrattamente integranti ipotesi di reato non costituisce di per sé condotta disciplinarmente rilevante, tale da giustificare il licenziamento per giusta causa. Ipotesi diversa è quella in cui l’iniziativa del lavoratore sia stata strumentalmente presa nella consapevolezza della insussistenza del fatto o della assenza di responsabilità del datore. A tale fine la denuncia che si riveli infondata e il procedimento penale definito con l’archiviazione della notizia criminis o con la sentenza di assoluzione non sono circostanze sufficienti a dimostrare il carattere calunnioso della denuncia stessa. COMMENTO Il…

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Esercizio dell’attività sindacale

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 04 ottobre 2017, n. 23178 Diritti sindacali – Potere organizzativo – Sospensione del rapporto – Prestazioni lavorative accessorie – Legittimità MASSIMA Non può essere sospeso dal lavoro chi non svolge le proprie prestazioni lavorative, anche se accessorie, durante un permesso sindacale. Non è contrario a buona fede il comportamento del lavoratore che ometta di prendere visione di circolari organizzative nei periodi in cui risulti assente per fruizione di permessi sindacali. COMMENTO Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di un macchinista delle ferrovie, cassando con rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Roma. La Corte di merito aveva dichiarato la legittimità della sospensione dal lavoro e dalla retribuzione pari…

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Qualificazione del rapporto di lavoro

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, Ordinanza 03 ottobre 2017, n. 23056 Natura subordinata – Discontinuità delle prestazioni – Qualificazione del rapporto di lavoro – Contratto MASSIMA L’elemento della continuità non è indispensabile per caratterizzare la natura subordinata del rapporto di lavoro. Le parti possono definire una modalità, anche con comportamenti di fatto concludenti, di svolgimento della prestazione che si articoli secondo le richieste o le disponibilità di ciascuna di esse. Le prestazioni a chiamata quindi non escludono l’esistenza di un rapporto a tempo indeterminato. COMMENTO Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di una cameriera, cassando con rinvio la sentenza della Corte d’Appello di Roma. Detta corte aveva respinto la domanda della lavoratrice e aveva…

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Le prestazioni erogate dall’INAIL

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 5 ottobre 2017, n. 23263 Infortunio – Indennizzo Inail – Ulteriore risarcimento da parte della Società – Sussiste MASSIMA Si deve escludere che le prestazioni eventualmente erogate dall’INAIL esauriscano di per sé e a priori il ristoro del danno patito dal lavoratore infortunato o ammalato. COMMENTO Con il ricorso de quo, la Società ricorrente chiedeva la cassazione della sentenza di appello, la quale, in riforma della pronuncia di primo grado e in parziale accoglimento delle domande proposte dal lavoratore ricorrente, aveva condannato la Società al pagamento di una somma a titolo di risarcimento del danno biologico e morale risentiti all’esito dell’infortunio occorso sul lavoro. La Corte territoriale riconosceva, infatti, che l’evento infortunistico non era ascrivibile…

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Contribuzione e prestazioni previdenziali

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 11 settembre 2017, n. 21053 Sgravi contributivi – Mancata comunicazione del RSPP – Perdita dei benefici relativi ai nuovi assunti – Configurabilità  MASSIMA La comunicazione del nominativo del RSPP all’Ispettorato del lavoro e all’ASL non è un adempimento formale, pertanto, alla sua omissione consegue la decadenza dai benefici contributivi di cui la Società ha medio tempore usufruito. La comunicazione, infatti, rientra gli adempimenti previsti dalla normativa sulla sicurezza e sulla prevenzione sui luoghi di lavoro da ritenersi inderogabili in quanto posti a protezione di diritti costituzionalmente garanti: la designazione di un soggetto garante dell’osservanza degli obblighi di prevenzione e protezione è presidio della corretta e completa applicazione delle misure adottate in ragione dei requisiti di…

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