4 Novembre 2025

Come cambia il compenso degli avvocati con la riforma 2025?

di Mario Alberto Catarozzo - Coach, Formatore, Consulente – CEO di MYPlace Communications Scarica in PDF

Il 4 settembre 2025 segna una data importante per l’avvocatura italiana, in quanto il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di disegno di legge delega per la riforma dell’ordinamento forense, un intervento normativo che promette di ridisegnare profondamente il volto della professione legale. Tra le numerose novità introdotte, quelle relative ai compensi degli avvocati assumono un rilievo particolare, rappresentando un punto di equilibrio tra esigenze di equità, trasparenza e sostenibilità economica della professione. Questa riforma arriva a distanza di oltre un decennio dalla legge 247/2012, che aveva già segnato una svolta significativa con l’abolizione delle tariffe minime obbligatorie. Ora, con il nuovo intervento legislativo, il legislatore intende completare quel percorso di modernizzazione, introducendo strumenti concreti per tutelare sia il professionista sia il cliente, in un mercato legale sempre più competitivo e complesso.

Il principio cardine: libera pattuizione ed equo compenso

Il cuore pulsante della riforma resta ancorato a un principio già consolidato nella prassi professionale: la “libera pattuizione dei compensi” tra avvocato e cliente. Questo significa che le parti mantengono piena autonomia nel definire il corrispettivo economico dell’attività legale, attraverso accordi scritti che tengano conto della complessità della causa, delle competenze richieste e del valore economico della controversia.

Tuttavia, la libertà contrattuale non è assoluta. Il disegno di legge riafferma con forza il concetto di “equo compenso”, inteso come remunerazione proporzionata all’effettiva attività svolta, al tempo impiegato e al risultato conseguito. Non si tratta di un ritorno alle vecchie tariffe, ma dell’introduzione di un parametro di riferimento oggettivo che impedisca lo sfruttamento del professionista e tuteli al contempo il cliente da pretese economiche eccessive. L’equo compenso assume particolare rilevanza nei rapporti con i cosiddetti “clienti forti”: banche, assicurazioni, grandi imprese e pubbliche amministrazioni. La legge n. 49/2023 aveva già introdotto tutele specifiche in questo ambito, vietando clausole contrattuali vessatorie che impongano compensi manifestamente irrisori. La riforma del 2025 estende e rafforza queste garanzie, introducendo un meccanismo di solidarietà nei pagamenti che analizzeremo tra poco.

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