DIRITTO DEL LAVORO

Inadempimento degli obblighi contrattuali da parte del prestatore di lavoro

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 15 maggio 2019, n. 13023 Licenziamento – inadempimento che non porta danni all’azienda – recesso per giusta causa – legittimità – esclusione – giustificato motivo soggettivo – applicabilità MASSIMA Nelle ipotesi in cui il notevole inadempimento degli obblighi contrattuali da parte del prestatore di lavoro non ha portato danni all’azienda, si deve escludere il licenziamento per giusta causa. La violazione delle procedure, infatti, può integrare il giustificato motivo soggettivo ma non il recesso in tronco dal rapporto di lavoro, escludendo una gravità tale da non consentire la prosecuzione nemmeno provvisoria del rapporto di lavoro. COMMENTO Nel caso in esame un lavoratore dipendente, assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato full-time, svolgente mansioni di operaio e…

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Sopravvenuta inidoneità fisica del lavoratore

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 21 maggio 2019, n. 13649 Licenziamento – inidoneità fisica sopravvenuta – mansioni adeguate – obblighi – illegittimità Massima In tema di licenziamento per inidoneità fisica sopravvenuta del lavoratore, derivante da una condizione di handicap, sussiste a carico del datore di lavoro l’obbligo della previa verifica della possibilità di adattamenti organizzativi ragionevoli nei luoghi di lavoro ai fini della legittimità del recesso, che discende, pur con riferimento a fattispecie sottratte ratione temporis all’applicazione dell’articolo 3, comma 3 bis, del decreto legislativo 216/03, di recepimento dell’articolo 5 della direttiva 2000/78/Ce, dall’interpretazione del diritto nazionale in modo conforme agli obiettivi posti dal citato articolo 5. Commento Nel caso de quo, un lavoratore era rientrato al lavoro dopo un grave…

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Risarcimento del danno da mobbing

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 17 aprile 2019, n. 10725 Salute e sicurezza sul lavoro – mobbing – condotta persecutoria – richieste continue – privazione mansioni – richiesta dimissioni Massima Ai fini della configurabilità del mobbing lavorativo, l’elemento qualificante, che deve essere provato da chi assuma di avere subito la condotta vessatoria, va ricercato non nell’illegittimità dei singoli atti bensì nell’intento persecutorio che li unifica: ne consegue che è legittima la condanna inflitta al datore per il risarcimento del danno da mobbing laddove la condotta persecutoria si è esplicata nelle continue e pressanti richieste di chiarimenti al dipendente sulle sue assenze per malattia e sulle cure mediche, nella privazione della parte più rilevante delle mansioni al rientro dalla malattia e nella…

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Sciopero: antisindacale la trattenuta da parte del datore di lavoro per tutti gli assenti dal servizio

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 1 aprile 2019, n. 9028 Sciopero – trattenuta a titolo di adesione – dipendenti assenti nel turno festivo – condotta antisindacale Massima Deve essere condannato per condotta antisindacale il datore di lavoro che applica la ritenuta a titolo di adesione allo sciopero a tutti i dipendenti risultati assenti nel turno festivo con il quale è coincisa l’astensione dal servizio, laddove in tali giornate i lavoratori non erano obbligati, per espressa previsione contrattuale collettiva, a prestare attività lavorativa e l’inserimento in turno era avvenuto per esclusiva iniziativa datoriale e non preceduto da manifestazione di consenso da parte dei lavoratori, non potendosi imporre al lavoratore l’onere di fornire la comunicazione della propria disponibilità: ne consegue che l’applicazione della…

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I requisiti di validità del verbale di conciliazione

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 1 aprile 2019, n. 9006 Lavoro subordinato – diritti e obblighi del prestatore di lavoro – transazione – validità – limiti Massima In materia di atti abdicativi di diritti del lavoratore subordinato, le rinunce e le transazioni aventi ad oggetto diritti del prestatore di lavoro previsti da disposizioni inderogabili di legge o da contratti collettivi, contenuti in verbali di conciliazione conclusi in sede sindacale, non sono impugnabili, a condizione che l’assistenza prestata dai rappresentanti sindacali sia stata effettiva, così da porre il lavoratore in condizione che dall’atto stesso si evincano la questione controversa oggetto della lite e le reciproche concessioni in cui si risolve il contratto transattivo ai sensi dell’art. 1965 c.c. Commento La Corte di…

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Il danno differenziale

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 2 aprile 2019, n. 9112 Assicurazione per gli infortuni sul lavoro e malattie professionali – responsabilità del datore di lavoro – danno civilistico da inadempimento contrattuale – concorrenza dell’indennizzo ex articolo 13, D.Lgs. 38/2000 – danno differenziale – nozione – metodo di computo – poste omogenee Massima In tema di danno cd. differenziale, la diversità strutturale e funzionale tra l’erogazione Inail ex art. 13 del d.lgs. n. 38 del 2000 ed il risarcimento del danno secondo i criteri civilistici non consente di ritenere che le somme versate dall’istituto assicuratore possano considerarsi integralmente satisfattive del pregiudizio subito dal soggetto infortunato o ammalato, con la conseguenza che il giudice di merito, dopo aver liquidato il danno civilistico, deve…

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Contratto a termine: la sentenza che ne accerta la nullità è dichiarativa

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 26 marzo 2019, n. 8385 Contratto a tempo determinato – Nullità del termine – Sentenza dichiarativa – Conversione in rapporto a tempo indeterminato – Data illegittima stipulazione Massima Anche a seguito della norma di interpretazione autentica di cui all’articolo 1, comma 13, legge 92/2012 la sentenza che accerta la nullità della clausola appositiva del termine e ordina la ricostituzione del rapporto illegittimamente interrotto, cui è connesso l’obbligo del datore di riammettere in servizio il lavoratore, è di natura dichiarativa e non costitutiva: la conversione in rapporto di lavoro a tempo indeterminato, pertanto, opera con effetto ex tunc dalla illegittima stipulazione del contratto a termine, mentre l’indennità di cui all’articolo 32, comma 5, L. 183 del 2010 ristora…

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Legittimo il pagamento differito e rateale del TFS ai dipendenti pubblici a seguito di cessazione anticipata dal servizio. Questioni aperte circa la legittimità di tali modalità di erogazione del TFS anche nelle ipotesi di raggiungimento dei limiti di età e di servizio

Corte Costituzionale, decisione del 17 aprile 2019, depositata il 25 giugno 2019, n. 159 Indennità di fine servizio dei dipendenti pubblici – pagamento differito – legittimità – pensionamento per ragioni diverse dal raggiungimento del limite massimo di età e di servizio Il caso Con ordinanza n. 136/2018, il Tribunale di Roma, sezione lavoro, ha investito la Corte Costituzionale della questione di legittimità dell’art. 3, co. 2, del D. L. 28 marzo 1997, n. 79 (convertito con modificazioni con Legge 28 maggio 1997, n. 140) e successive modifiche, nonché dell’art. 12, co. 7, del D. L. 31 maggio 2010, n. 78 (convertito con modificazioni con Legge 30 luglio 2010, n. 122) e successive modifiche, nella parte in cui dispongono, rispettivamente, il…

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Configurabilità e risarcibilità del danno iure hereditatis

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 27 marzo 2019, n. 8580 Sicurezza e salubrità dei luoghi di lavoro – Danno differenziale – Modifiche legge di bilancio 2019 – Infortuni e malattie professionali – Retroattività Massima Deve affermarsi che le modifiche dell’articolo 10 del d.p.r. 1124/1965, introdotte dall’articolo 1, comma 1126, della legge 145/2018, non possono trovare applicazione in riferimento agli infortuni sul lavoro verificatesi e alle malattie professionali denunciate prima del 1° gennaio 2019, data di entrata in vigore della legge di bilancio 2019. Commento Nel caso di specie gli eredi di un lavoratore deceduto per mesotelioma pleurico ottenevano dalla Corte d’appello di Roma il risarcimento dei danni non patrimoniali iure proprio e iure hereditatis nei confronti del datore di lavoro. Quest’ultimo…

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Termine per il deposito delle memorie nel tentativo di conciliazione

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 21 marzo 2019, n. 8026 Licenziamento individuale – Tentativo di conciliazione – Termine di decorrenza – Mancato deposito di memoria – Condizioni – Effetti Massima Nelle ipotesi di impugnazione del licenziamento individuale ex art. 6 l. n. 604/1966, ove alla richiesta del tentativo di conciliazione o arbitrato – da parte del lavoratore – nel termine di 180 giorni dall’impugnazione stragiudiziale, consegua il mancato accordo, poiché controparte non deposita presso la commissione di conciliazione la memoria prevista dall’art. 410, comma 7 c.p.c., entro 20 giorni dal ricevimento della copia richiesta, dallo scadere del suddetto termine decorre l’ulteriore termine di 60 giorni entro il quale il lavoratore è tenuto a presentare il ricorso al giudice, a pena…

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