21 Ottobre 2025

Intelligenza Artificiale e responsabilità aggravata nella redazione degli atti giudiziari

di Giuseppe Vitrani, Avvocato Scarica in PDF

L’ingresso dell’Intelligenza Artificiale generativa nell’attività dell’avvocatura rappresenta una delle più profonde trasformazioni per la professione. La capacità di questi sistemi di produrre testi complessi, sintetizzare norme e generare argomentazioni giuridiche offre opportunità di efficienza apparentemente senza precedenti, che vanno però inquadrate in una corretta cornice normativa. La questione assume particolare rilevanza soprattutto alla luce dell’art. 13, I comma, della legge n. 132 del 2025, che circoscrive l’utilizzo dei sistemi di Intelligenza Artificiale nelle professioni intellettuali “al solo esercizio delle attività strumentali e di supporto all’attività professionale e con prevalenza del lavoro intellettuale oggetto della prestazione d’opera“.

Tale disposizione ribadisce infatti il principio della prevalenza dell’attività intellettuale umana rispetto all’automazione tecnologica, e può certamente essere interpretata nel senso che l’AI non può sostituire totalmente l’apporto professionale dell’avvocato nella formazione dell’atto difensivo.

Ad arricchire il dibattito sul tema è recentemente intervenuta la giurisprudenza di merito, che si è trovata ad affrontare casi in cui si è discusso proprio dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale generativa per la redazione di atti giudiziari; nello specifico, il tema è stato affrontato nel suo aspetto deteriore e cioè dal punto di vista del cattivo uso di questa tecnologia, asseritamente al fine di redigere difese totalmente infondate e in grado di configurare ipotesi di aggravata ex art. 96 c.p.c.

CONTINUA A LEGGERE

Centro Studi Forense - Euroconference consiglia

Come scrivere atti persuasivi con il supporto di ChatGPT e altri LLM