Procedimenti di cognizione e ADR

Iura novit curia, non contestazione in Appello, contraddittorio

Cass. civ., Sez. II, 24.08.2015, n. 17075 Pres. Mazzacane – Est. Matera. Scarica la sentenza Procedimento civile – Giudice – Ultra ed extrapetita – Jura novit curia  – Corrispondenza tra il chiesto e il pronunciato  – Contraddittorio – Appello – Conversione dei motivi di nullità in motivi di impugnazione – Acquiescenza. (C.p.c. artt. 101, 112, 161, 329; C.c. artt. 817, 1027, 1058, 1071, 1102, 1362) [1] La corrispondenza tra il chiesto ed il pronunciato, che vincola il giudice ex art. 112 c.p.c., riguarda il “petitum” che va determinato con riferimento a quello che viene domandato, in relazione al bene della vita che l’attore intende conseguire ed alle eccezioni che in proposito siano state sollevate dal convenuto; non riguarda, invece, la…

Continua a leggere...

Trattamento dei dati personali e responsabilità per attività pericolose

Cass. civ., sez. I, 3 settembre 2015, n. 17547 Scarica la senteza Persona fisica – Tutela della riservatezza – Trattamento dati personali – Responsabilità civile – Attività pericolosa – Onere della prova. (C.c. artt. 2043, 2050, 2697; D.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, art. 15)    [1] I danni cagionati per effetto del trattamento dei dati personali ai sensi dell’art. 15 d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, sono assoggettati alla disciplina di cui all’art. 2050 c.c., che attiene alla responsabilità per attività pericolose; pertanto, il danneggiato è tenuto a provare il danno e il nesso di causalità tra questo e l’attività posta in essere, sorgendo in capo all’autore della condotta l’onere di dimostrare di aver adottato tutte le misure idonee…

Continua a leggere...

La testimonianza non è sempre prova libera

Il valore probatorio tradizionalmente assegnato alla prova testimoniale è quello di prova libera, con ciò intendendosi l’esito istruttorio che, per regola generale di cui all’art. 116 c.p.c., è soggetto al prudente apprezzamento del giudice. Il legislatore – che dedica quindici articoli (dal 244 al nuovo 257 bis c.p.c. in materia di testimonianza scritta) alla regolamentazione delle modalità di assunzione del mezzo, cui si devono aggiungere i sette articoli del codice civile (dal 2721 al 2726) sui limiti oggettivi della prova – non indica in alcun punto del codice altra norma che imponga al giudice di adottare un particolare criterio valutativo nel giudizio sulla verità o meno di quanto dichiarato dal teste.   Si sarebbe dunque indotti a concludere che l’ordinamento…

Continua a leggere...

Tassa rifiuti e riparto di giurisdizione

TAR Campania, 13 maggio 2015, n. 2639Pres. MASTROCOLA – Est. ANDOLFI Scarica la sentenza Competenza e Giurisdizione Civile – Criterio per individuare la Giurisdizione – Prospettazione della domanda – Esclusione (art. 5 c.p.c.; L. 18 giugno 2009, n. 69, art. 59, co. 2; D. Lgs. 02 luglio 2010, n. 104, artt. 11 co. 2) Imposte e tasse in genere – Tariffa per lo smaltimento dei rifiuti – Controversia tra due amministrazioni locali concernente il versamento di importi già riscossi – Giurisdizione del giudice tributario – Esclusione – Giurisdizione del giudice amministrativo – Esclusione – Giurisdizione del giudice ordinario – Sussistenza – Riassunzione – Effetti sostanziali e processuali della domanda – Conservazione (art. 5 c.p.c.; L. 18 giugno 2009, n. 69,…

Continua a leggere...

Ritardato deposito della sentenza: la Cassazione precisa quando la condotta del magistrato è reiterata e sprovvista di giustificazione

Cass., Sez. Un., 8 luglio 2015, n. 14268Pres. ROVELLI – Est. DI IASI Responsabilità disciplinare dei magistrati – Illecito – Deposito della sentenza – Ritardo – Reiterazione – Onere della prova (D. Lgs. 23 febbraio 2006, n. 109, artt. 1 e 2, comma 1, lett. q) [1] L’illecito disciplinare di cui all’art. 2, comma 1, lett. q) del D. Lgs. 23 febbraio 2006, n. 109 è integrato se il ritardo nel deposito dei provvedimenti si sia verificato più di una volta e il magistrato, relativamente ai casi in cui l’adempimento sia avvenuto oltre l’anno dalla scadenza, non abbia fornito giustificazioni proporzionate all’ampiezza del ritardo. IL CASONel caso di specie il giudice disciplinare ravvisava l’illecito di cui al D.Lgs. 109/2006, art….

Continua a leggere...

Il foro convenzionale «resiste» alla soppressione dell’ufficio giudiziario

Cass., Sez. VI-2, ord., 9 luglio 2015, n. 14390 Scarica l’ordinanza Procedimento civile – Competenza per territorio – Foro convenzionale – Soppressione dell’ufficio giudiziario – Inefficacia sopravvenuta della clausola – Esclusione – Competenza dell’ufficio giudiziario accorpante – Sussistenza (C.p.c. artt. 28 e 29; D. Lgs. 7 settembre 2012 nn. 155 e 156) [1] L’eliminazione dell’ufficio giudiziario convenzionalmente competente, in assenza di diverse indicazioni delle parti, non rende inefficace la relativa clausola contrattuale, che deve intendersi riferita all’ufficio giudiziario che ha accorpato quello soppresso. CASO[1] L’ordinanza in epigrafe ha deciso il regolamento di competenza proposto contro la decisione del giudice adito di declinare la competenza in favore del tribunale cui risultavano trasferite le funzioni del foro convenzionale prescelto in via esclusiva…

Continua a leggere...

Essenzialità del termine per la pronuncia del lodo rituale

Cass. 19 gennaio 2015, n. 744 Scarica la sentenza Arbitrato rituale – Lodo – Indefettibilità del termine per la pronuncia – Applicazione termini legali – Superamento – Nullità(Cod. proc. civ. 820, 829) Arbitrato rituale – Lodo – Nullità per decorrenza dei termini – Mancata notifica ex art. 821 c.p.c. – Sanatoria – Fase rescissoria – Ammissibilità(Cod. proc. civ. 820, 821, 829, 830)   [1] Nell’arbitrato rituale, le parti possono fissare un termine per la pronuncia del lodo diverso e più lungo rispetto a quello legale, ma non possono rinunciarvi del tutto, prorogando sine die la durata del procedimento arbitrale, a pena di nullità di tale pattuizione. [2] La declaratoria di nullità del lodo, emesso oltre i termini stabiliti, non impedisce…

Continua a leggere...

La contestazione sulla titolarità del diritto fatto valere in giudizio è eccezione in senso stretto oppure mera difesa?

Cass. Civ. Sez. VI, 13 febbraio 2015, n. 2977 (ord.) Scarica l’ordinanza  Processo civile – Eccezione in genere – Legittimazione ad causam – Titolarità del diritto controverso  – Distinzione – Rilevabilità d’ufficio – Rimessione alle Sezioni unite (C.p.c. artt. 100, 112, 167, 345; C.c. artt. 1325, 1350, 1362, 2697) [1] A differenza di quel che si ritiene concordemente in tema di legitimatio ad causam, o legittimazione ad agire, quale condizione dell’azione, il cui difetto è rilevabile d’ufficio, la giurisprudenza di legittimità non è unanime sulla qualificazione della contestazione (quale mera difesa o oppure quale eccezione in senso stretto) e della conseguente rilevabilità d’ufficio della reale titolarità attiva o passiva del diritto sostanziale dedotto in giudizio.  (In una tale situazione di contrasto…

Continua a leggere...

Nullità del contratto e rilevabilità d’ufficio: «istruzioni per l’uso» alla luce dell’orientamento più recente delle Sezioni Unite

L’art. 1421 c.c. stabilisce che la nullità del contratto è rilevabile d’ufficio; ma la portata della norma è alquanto dibattuta. Il presente contributo si propone di illustrare lo stato della questione, dando particolare rilievo all’ultimo – e, nelle intenzioni, risolutivo – intervento delle Sezioni unite. 1. Introduzione L’art. 1421 c.c. enuncia una regola di elementare chiarezza, quando stabilisce che la nullità può essere rilevata d’ufficio dal giudice. Il dato testuale induce a ritenere che il giudice possa sollevare motu proprio la questione di nullità del contratto ogni volta che essa rilievi ai fini del giudizio: in sostanza tutte le volte che è promossa un’azione relativa al rapporto contrattuale, indipendentemente dal contenuto e dalla specifica funzione della domanda proposta (che sia…

Continua a leggere...

Rifiuto di sottoporsi a test ematico nel giudizio di riconoscimento di paternità (e opponibilità del comportamento agli eredi): la parola alla Cassazione

Cass. 15 Giugno 2015, n. 12312 Scarica la sentenza  Procedimento civile – giudizio di riconoscimento giudiziale di paternità – rifiuto di sottoporsi a prelievo biologico – opponibilità agli eredi – esclusione (C.c. art. 269; 116 c.p.c.) [1] Non può ritenersi opponibile agli eredi un comportamento processuale pregresso che trova le sue ragioni in motivazioni strettamente personali e, come tali, non estensibili all’erede che, subentrato nel processo, ha adottato una condotta processuale del tutto diversa rispetto a quella del proprio dante causa. CASO[1] A seguito della proposizione di un giudizio di riconoscimento giudiziale di paternità, il Tribunale di Roma accerta l’esistenza del vincolo parentale motivando esclusivamente sulla base del rifiuto del convenuto di consentire il prelievo di materiale biologico necessario all’espletamento dell’esame del…

Continua a leggere...