Diritto del Lavoro

Parità di trattamento e discriminazione

Corte di Giustizia UE, Grande Sezione, 14 marzo 2017, C-157/15 Discriminazione per motivi religiosi – Direttiva 2000/78/CE – Parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro – Principio della non discriminazione in ragione della religione – Discriminazione diretta e indiretta  MASSIMA Il principio generale della non discriminazione in ragione della religione, come espresso concretamente dalla direttiva 2000/78/CE, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, deve essere interpretato nel senso che il divieto di indossare un velo islamico, derivante da norma interna di un’impresa privata che vieta di indossare in modo visibile qualsiasi segno politico, filosofico o religioso sul luogo di lavoro, non costituisce una…

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Licenziamento per giusta causa del dipendente

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 28 aprile 2017, n. 10568 Licenziamento – Rifiuto di svolgere la prestazione – Condotta reiterata – Cambio regole di accesso alla Banca – Sussiste MASSIMA Sussiste il licenziamento per giusta causa del dipendente che in più occasioni si rifiuta di svolgere la prestazione anche se gli ordini del datore sull’esecuzione cambiano.  COMMENTO Con la sentenza in epigrafe la Corte di Cassazione, confermando la decisione assunta dai Giudici di merito, ha respinto il ricorso promosso da due guardie giurate che avevano impugnato il licenziamento per giusta causa, intimato per avere ripetutamente rifiutato di svolgere la prestazione creando disservizio e ledendo irrimediabilmente il vincolo fiduciario. Avverso la pronuncia di merito le due guardie giurate lamentavano, in particolare,…

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Infortunio sul luogo di lavoro

Cassazione Penale, Sezione IV, 18 aprile 2017, n. 18779 Lesioni personali colpose – Datore – Incidenti sul lavoro – Operaio – Amputazione dito – Macchinario con dispositivo di sicurezza – Posizione garanzia – Assoluzione  MASSIMA Individuata una posizione di garanzia, non ne consegue automaticamente l’affermazione di responsabilità colposa, dovendosi all’evidenza individuare condotte soggettivamente rimproverabili.  COMMENTO Nel caso in commento la Cassazione, in riforma della pronuncia della Corte di merito, ha accolto il ricorso proposto dal datore di lavoro avverso la pronuncia che lo aveva condannato per il delitto di cui agli artt. 113 e 590 co. 1 e 3 c.p., poiché – stante la sua qualità di titolare della ditta con delega alla sicurezza – aveva contribuito a cagionare ad una…

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Mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di imprese

Corte di Giustizia UE, Decima Sezione, 6 aprile 2017, C-336/15 Politica sociale – Direttiva n. 2001/23/CE – Mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di imprese – Contratto collettivo del cedente e del cessionario  MASSIMA L’art. 3 della Direttiva n. 2001/23/CE del Consiglio del 12 marzo 2001, concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative al mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di imprese, di stabilimenti o di parti di imprese o di stabilimenti, dev’essere interpretato nel senso che, il datore di lavoro ceduto può, dopo un anno, stabilire, in sede di stipula di un nuovo contratto collettivo, condizioni meno favorevoli per i lavori ceduti, ma se non lo fa, mantiene gli obblighi precedenti…

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Durata massima dell’orario di lavoro

Corte Costituzionale, 12 aprile 2017, n. 72 Orario di lavoro – Durata massima e riposi giornalieri – Personale sanitario – Ordinamento civile – Riparto di competenze – Competenza statale.  MASSIMA In riferimento al riparto di competenze, è incostituzionale, perché lesiva della competenza legislativa statale di cui all’art. 117, secondo comma, lettera l) Cost., la legge regionale che deroga alle disposizioni statali in materia di durata massima dell’orario di lavoro e di riposi giornalieri del personale pubblico sanitario.  COMMENTO Nella sentenza in commento, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli artt. 2, comma 1, lettere a) e c) della legge della Regione Basilicata 26 novembre 2015 n.53 perché in contrasto con l’art. 117, comma secondo, lettera l) Cost. In particolare, la…

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Annullamento per violenza morale delle dimissioni rassegnate dal lavoratore

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, sentenza 23 marzo 2017, n. 7523 Dimissioni – violenza morale – condotta intimidatoria oggettivamente ingiusta – necessità – sussiste – minaccia di licenziamento per giusta causa e di azione risarcitoria – plausibilità per la gravità dei fatti – validità – sussiste MASSIMA Le dimissioni rassegnate dal lavoratore sono annullabili per violenza morale ove siano determinate da una condotta intimidatoria, oggettivamente ingiusta, tale da costituire una decisiva coazione psicologica: con accertamento da parte del giudice di merito incensurabile in Cassazione se motivato in modo sufficiente e non contraddittorio, risolvendosi in un giudizio di fatto: ne consegue che sono valide le dimissioni del dipendente rassegnate sotto la minaccia di un licenziamento per giusta causa e di azione…

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La prova del danno da demansionamento

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 12 aprile 2017, n. 9380 Demansionamento – Mobbing – Risarcimento – Non sussiste MASSIMA Deve ritenersi che, nonostante la dequalificazione accertata che dà diritto al lavoratore a ottenere le differenze retributive con l’inquadramento al livello superiore, debbano essere esclusi il danno da mobbing, perché non è dimostrato che gli atti accertati fossero diretti a perseguitare o emarginare il dipendente, e il danno da demansionamento, laddove, pur trattandosi di pregiudizio in astratto ipotizzabile rispetto alla sfera della professionalità, per effetto del riconosciuto demansionamento, deve rilevarsi la mancanza di specifiche allegazioni sul punto, di guisa che non possono neppure configurarsi gli estremi di utili presunzioni. COMMENTO L’art. 2087 c.c. dispone che “l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa…

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Licenziamento per motivi disciplinari

Licenziamento – giustificato motivo soggettivo – manomissione registro presenze/assenza – ferie – condotta con dolo – sussiste MASSIMA Sussiste il licenziamento per giustificato motivo soggettivo del lavoratore che, per ritorsione nei confronti del datore, restio a accordargli alcune pretese economiche, manomette il sistema informatico e registra la presenza quando, in realtà, si trova in ferie. COMMENTO Con la pronuncia in oggetto, la Corte di Cassazione si è espressa sulla legittimità del licenziamento per motivi disciplinari intimato da una Banca al proprio dipendente il quale, durante l’assenza per ferie, aveva manualmente inserito nel sistema informatico la propria presenza sul posto di lavoro per 5 giorni. I Giudici del merito avevano, infatti, ritenuto legittima la sanzione espulsiva: il loro convincimento si era…

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La qualificazione del rapporto di lavoro

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 28 marzo 2017, n. 7925 Lavoro subordinato – Attività economica, di produzione o scambio di beni o servizi – Scopo di lucro – Prestazioni – Presunzioni – Qualificazione MASSIMA L’accertamento, da una parte, dell’esercizio professionale di un’attività economica, di produzione o scambio di beni o servizi, con organizzazione propria di mezzi e con uno scopo di lucro, e, dall’altra, dell’effettuazione di prestazioni oggettivamente configurabili come di lavoro subordinato, queste devono presumersi effettuate a titolo oneroso, salva la prova che le prestazioni stesse siano caratterizzate da gratuità. COMMENTO Un’impresa impugna la sentenza con cui la Corte d’Appello ha rigettato il suo ricorso avverso le ordinanze-ingiunzioni emesse dall’INPS per omessi contributi a seguito dell’accertamento ispettivo dell’esistenza di rapporti…

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Legittimità del licenziamento disciplinare per violazione delle regole aziendali

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 29 marzo 2017, n. 8136 Licenziamento disciplinare – incolpato apprende del suo licenziamento – Prima del termine per presentare le sue contro – Legittimità – Sussiste MASSIMA Deve ritenersi legittimo il licenziamento disciplinare inflitto al dipendente che pure è venuto a conoscenza dell’intento espulsivo del datore prima che quest’ultimo esaminasse le sue controdeduzioni depositate in qualità di incolpato, dovendosi ritenere che il licenziamento è atto recettizio nei confronti del lavoratore e in quanto tale produttivo di effetti soltanto dal momento in cui perviene all’indirizzo del destinatario: ne consegue che l’essere stato preannunciato ad un terzo con messaggio confidenziale solo a lui indirizzato e non destinato anche al lavoratore non può farlo considerare come già perfezionatosi…

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