21 Maggio 2019

Multitasking e professione legale: è davvero una buona idea?

di Mario Alberto Catarozzo - Coach, Formatore, Consulente – CEO di MYPlace Communications Scarica in PDF

Proviamo a guardarci da fuori: cosa vedremmo? Con buona approssimazione che rappresenta tutti noi, assisteremmo a questo tipo di spettacolo: una persona indaffarata a sbrigare incombenze che viene costantemente interrotta da tanti input esterni diversi: dai popup sul computer ai bip delle notifiche del telefono, alle interruzioni di collaboratori e colleghi, a squilli del telefono dalle suonerie esotiche. Ciò che salterebbe subito all’occhio è la confusione con cui vengono condotte le attività, la frammentazione, il saltare continuamente qua e là, senza riuscire a chiudere nulla al primo colpo.

Se facessimo notare quanto osservato al nostro interessato ci obietterebbe, a seconda dei casi, che non può fare diversamente, che non sa fare diversamente, che oramai è un’abitudine, o addirittura che così facendo risparmia tempo. Nulla di ciò è corretto.

Vediamo insieme perché il multitasking è un’illusione ed è anche dannoso per la salute, oltre a non far risparmiare affatto tempo prezioso.

Nella professione dell’avvocato il multitasking è spinto all’ennesima potenza, a volte indotto dai propri capi, che richiedono continue interruzioni ai propri collaboratori per avere risposte immediate; a volte generato dalla convinzione di essere così più performanti e “sul pezzo”.

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