Diritto del Lavoro

Licenziamento intimato per malattia

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 22 maggio 2018, n. 12568 Licenziamento – Malattia – Mancato superamento periodo di comporto – Nullità MASSIMA Il licenziamento intimato per il perdurare delle assenze per malattia od infortunio del lavoratore, ma prima del superamento del periodo massimo di comporto fissato dalla contrattazione collettiva o, in difetto, dagli usi o secondo equità, è nullo per violazione della norma imperativa di cui all’art. 2110 cod. civ., comma 2. COMMENTO Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha risolto un’annosa questione relativa agli effetti del licenziamento intimato in costanza di malattia ancor prima del termine del periodo di comporto. Sia il Tribunale, sia la Corte d’Appello aditi avevano statuito che, sebbene il…

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La perequazione delle pensioni

Corte Costituzionale, 11 maggio 2018, n. 96 Trattamento pensionistico – Perequazione – Manifestamente infondata. MASSIMA La disciplina della c.d. perequazione delle pensioni per gli anni 2012 -2014 è frutto di scelte non irragionevoli del legislatore. In particolare, le esigenze finanziarie di cui il legislatore ha tenuto conto nell’esercizio della sua discrezionalità sono state preservate attraverso un sacrificio parziale e temporaneo dell’interesse dei pensionati a tutelare il potere di acquisto dei propri trattamenti, nell’attuazione dei principi di adeguatezza e di proporzionalità dei trattamenti pensionistici. Pertanto, va dichiarata la manifesta infondatezza delle questioni di legittimità costituzionale dell’art. 24, commi 25, lettere b), c), d) ed e), e 25 -bis, del decreto -legge 6 dicembre 2011, n. 201 (Disposizioni urgenti per la crescita,…

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Parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro

Corte di Giustizia UE, Prima Sezione, 14 marzo 2018, C–482/16 Art. 45 TFUE e Direttiva n. 2000/78/CE – Principio di non discriminazione fondato sull’età – Parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro – Salario e scatti di anzianità – Legittimità della normativa nazionale MASSIMA Gli artt. 45 TFUE e 2, 6 e 16 Direttiva 2000/78/CE (che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro) devono essere interpretati nel senso che non ostano ad una normativa nazionale, come quella oggetto del procedimento principale, che, per porre fine ad una discriminazione basata sull’età – scaturente dall’applicazione di una normativa nazionale che computa, ai fini dell’inquadramento dei lavoratori di…

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Retribuzione e crediti di lavoro

Corte di Cassazione, Sezioni Unite, 29 maggio 2018, n. 13473 Natura retributiva – Assoggettamento a contribuzione – Sussiste MASSIMA L’indennità sostitutiva di ferie non godute è assoggettabile a contribuzione previdenziale sia perché, essendo in rapporto di corrispettività con le prestazioni lavorative effettuate nel periodo di tempo che avrebbe dovuto essere dedicato al riposo, ha carattere retributivo e gode della garanzia prestata dall’articolo 2126 Cc a favore delle prestazioni effettuate con violazione di norme poste a tutela del lavoratore sia perché un eventuale suo concorrente profilo risarcitorio – oggi pur escluso dal sopravvenuto articolo 10 del decreto legislativo 66/2003, come modificato dal decreto legislativo 213/04, in attuazione della direttiva 93/104/Ce – non escluderebbe la riconducibilità all’ampia nozione di retribuzione imponibile delineata…

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Qualche altra considerazione sul lavoro sportivo dilettantistico

Nell’attesa che il Consiglio Nazionale del Coni si esprima in merito alla individuazione delle mansioni sportiveil cui esercizio costituisce collaborazione coordinata e continuativa, sia nei confronti delle società lucrativeche non, ai sensi di quanto indicato dall’articolo 1, comma 358, L. 205/2017 (lo dovrebbe fare nel consiglio nazionale già convocato per luglio), il dibattito si è focalizzato sugli adempimenti conseguenti a detto inquadramento (comunicazione al centro per l’impiego, cedolino paga e iscrizione nel libro unico del lavoro), trascurando altri aspetti, a mio avviso altrettanto gravidi di conseguenze per il mondo dello sport. L’analisi dimostra l’estrema difficoltà a disciplinare, secondo le regolare dell’ermeneutica del diritto del lavoro, una realtà complessa come quella sportiva. In via preliminare credo si debba analizzare se il combinato disposto di cui al citato comma 358 e al successivo 359 costituisca o meno una sorta di “presunzione” per l’inquadramento…

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Condotta lesiva e rapporto di impiego pubblico contrattualizzato

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, 22 marzo 2018, n. 7097 Molestia sessuale di un dipendente a carico di un altro – condanna all’amministrazione datrice – diritto alla rivalsa sul responsabile della condotta lesiva – sussiste MASSIMA Nel rapporto di impiego pubblico contrattualizzato, qualora un dipendente ponga in essere sul luogo di lavoro una condotta lesiva (nella specie molestia sessuale) nei confronti di un altro dipendente, il datore di lavoro, rimasto colpevolmente inerte nella rimozione del fatto lesivo e chiamato a rispondere ai sensi dell’art. 2087 c.c. nei confronti del lavoratore oggetto della lesione, ha diritto a rivalersi a titolo contrattuale nei confronti del dipendente, per la percentuale attribuibile alla responsabilità del medesimo, ciò in quanto il dipendente, nel porre in essere…

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Illegittimo il licenziamento intimato per asserita condotta contraria ai principi enucleabili dalla coscienza sociale

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 05 aprile 2018, n. 8407 Furto di merce – da parte sottoposto – mancato intervento da parte del dipendente sovraordinato – non sussiste MASSIMA Non esiste l’obbligo del dipendente in servizio di contestare verbalmente ad un sottoposto la commissione del furto. L’unico obbligo del dipendente in tali casi è quello di avvertire i propri superiori ed informarli sull’accaduto; deve escludersi l’esistenza di qualsiasi altro obbligo nei confronti del datore di lavoro relativo al reato. Un licenziamento intimato su eventuali pretese contrarie è da ritenersi illegittimo. COMMENTO Nel caso de quo, la Cassazione ha respinto il ricorso dell’azienda avverso la sentenza della Corte territoriale, la quale aveva dichiarato illegittimo il licenziamento intimato ad una dipendente per…

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Apprendistato e benefici contributivi

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 15 marzo 2018, n. 6428 Benefici contributivi – apprendisti – assunzione – mancato rispetto della contrattazione collettiva di categoria – non riconoscimento dell’aliquota ridotta – illegittimo – benefici derivanti da sgravi e da fiscalizzazione oneri sociali – non riconoscimento MASSIMA In tema di apprendistato, l’art. 10 della l. n. 30 del 2003 laddove, sostituendo l’articolo 3 del d.l. n. 71 del 1993, conv. con modif. in l. n. 151 del 1993, ha subordinato il riconoscimento di “benefici normativi e contributivi” previsti per le imprese artigiane, commerciali e del turismo rientranti nella sfera di applicazione degli accordi e contratti collettivi nazionali, regionali e territoriali o aziendali, ove sottoscritti, all’integrale rispetto degli accordi e contratti citati, stipulati…

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Permessi e lavoro part-time

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 20 febbraio 2018, n. 4069 Tempo parziale verticale – Permessi di cui all’art. 33 L. 104/1992 – Fruizione integrale – Numero di giornate lavorative – Sussistenza MASSIMA Non può essere compresso il diritto ex art. 33 l. 104/92 a tre giorni di permesso al mese, trattandosi di un diritto non esclusivamente patrimoniale e anche nella logica di preservazione di una tutela effettiva del disabile. A condizione che il contratto a part-time verticale del lavoratore comporti una prestazione per un numero di giornate superiore al 50% di quello ordinario, detto diritto è da riconoscere in misura identica a quella del lavoratore a tempo pieno con la relativa indennità a carico dell’Inps. COMMENTO Con la sentenza in…

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Lavoro a termine: onere della prova

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 8 marzo 2018, n. 5512 Termine – Causale – Astrattamente idonea – Assenza prova – Conversione contratto a tempo indeterminato MASSIMA È onere del datore di lavoro convenuto in giudizio dimostrare la sussistenza nel caso concreto della causale apposta al contratto a termine, la quale può anche essere legittima in astratto. Deve essere dimostrato che il lavoratore assunto a termine sia stato effettivamente destinato a mansioni direttamente riconducibili all’attività indicata nel contratto individuale e non anche ad attività ordinarie espletate dai colleghi assunti con contratto a tempo indeterminato. COMMENTO Due lavoratori, tecnici di assistenza al cliente in un call center, impugnavano il contratto di lavoro a termine disciplinato dal D.lgs. 368/2001, sostenendo l’illegittimità dei termini apposti….

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