Diritto del Lavoro

L’oggetto del giudizio di impugnazione del licenziamento per giustificato motivo oggettivo nel c.d. rito Fornero

App. Roma, sez. lav, 1° febbraio 2018 Lavoro e previdenza (controversie in tema di) – Licenziamento – Procedimento in materia di licenziamento – Procedimento, domande ed eccezioni, modificazioni, novità – Procedimento, licenziamento (aspetti processuali) (l. 28 giugno 2012, n. 92, Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita, art. 1, commi 49, 50 e 51). Lavoro (rapporto) – Licenziamento, giustificato motivo oggettivo – Illegittimità – Tutela reale – Tutela indennitaria – Applicabilità (l. 28 giugno 2012, n. 92, Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita, art. 1, comma 42; l. 20 maggio 1970, n. 300, Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale…

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Reintegra in servizio del lavoratore

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 10 gennaio 2018, n. 331 Giustificato motivo oggettivo – Reintegra – Eccezione alla regola – Sussiste Massima Nelle circostanze in cui manchi il giustificato motivo oggettivo, la reintegra in servizio del lavoratore costituisce l’eccezione alla regola dopo la modifica apportata dalla riforma Fornero all’art. 18 Stat. Lav.: il ripristino del rapporto di lavoro, infatti, rappresenta esclusivamente un’ipotesi residuale che si configura laddove non soltanto se il fatto posto alla base del recesso datoriale non sussiste ma anche a condizione che l’insussistenza sia «manifesta». Commento Con la sentenza in commento, la Cassazione chiarisce in modo lineare la portata residua della tutela reintegratoria in caso di illegittimità del licenziamento per giustificato motivo oggettivo. La vicenda in esame…

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Reintegrazione del lavoratore per illegittimità del licenziamento

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 20 novembre 2017, n. 27450 Licenziamento – Annullamento – Pagamento contributi previdenziali – Fattispecie MASSIMA In tema di reintegrazione del lavoratore per illegittimità del licenziamento, ai sensi dell’articolo 18 della legge 300/70, anche prima delle modifiche introdotte dalla legge 92/2012, occorre distinguere, ai fini delle sanzioni previdenziali, tra la nullità o inefficacia del licenziamento, che è oggetto di una sentenza dichiarativa, e l’annullabilità del licenziamento privo di giusta causa o giustificato motivo, che è oggetto di una sentenza costitutiva: nel primo caso, il datore di lavoro, oltre che ricostruire la posizione contributiva del lavoratore “ora per allora”, deve pagare le sanzioni civili per omissione ex articolo 116, comma 8, lettera a), della legge 388/00; nel…

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Danno da demansionamento

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 20 novembre 2017, n. 27460 Demansionamento – Danno – Liquidazione – Perdita di professionalità – Lungo tempo trascorso a svolgere mansioni dequalificante – Un mese di retribuzione per ogni anno di dequalificazione MASSIMA Quando il demansionamento si protrae per lungo tempo e causa al lavoratore la perdita della professionalità è giusto parametrare il danno a un mese di retribuzione per ogni anno di dequalificazione. COMMENTO Con la sentenza in commento, la Suprema Corte è tornata in materia di danno da demansionamento e sui criteri di valutazione che devono presiedere alla quantificazione equitativa del giudice di merito. Il caso concreto, in particolare, vedeva alcuni lavoratori agire per ottenere il risarcimento del danno da dequalificazione professionale conseguente…

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Lavoro e festività infrasettimanali

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 23 novembre 2017, n. 27948 Contrattazione collettiva – Attività lavorativa durante le festività infrasettimanali – Rifiuto del dipendente di prestare attività lavorativa – Trattamento economico – Diritto soggettivo MASSIMA Il provvedimento con cui il datore di lavoro impone al dipendente di prestare l’attività lavorativa nelle festività infrasettimanali in violazione della legge n. 260 del 1949 è nullo ed integra un inadempimento parziale del contratto di lavoro, sicché l’inottemperanza del lavoratore è giustificata in base al principio “inadimplenti non est adimplendum” ex art. 1460 c.c. e sul rilievo che gli atti nulli non producono effetti, dovendosi escludere che i provvedimenti aziendali siano assistiti da una presunzione di legittimità che ne imponga l’ottemperanza fino a contrario accertamento…

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Tutela del socio lavoratore di cooperativa

Corte di Cassazione, Sezioni Unite, 20 novembre 2017, n. 27436 Licenziamento – Società cooperative – Licenziamento individuale di socio lavoratore – Delibera di esclusione – Rapporto fra le impugnazioni – Mancata impugnazione della delibera – Tutela risarcitoria – Sussiste MASSIMA In tema di tutela del socio lavoratore di cooperativa, in caso d’impugnazione, da parte del socio, del recesso della cooperativa, la tutela risarcitoria non è inibita dall’omessa impugnazione della contestuale delibera di esclusione fondata sulle medesime ragioni, afferenti al rapporto di lavoro, mentre resta esclusa la tutela restitutoria. COMMENTO La Sezioni Unite della Corte di Cassazione sono intervenute a dirimere i contrasti sorti in ordine alla ammissibilità della domanda di reintegrazione formulata dal socio lavoratore di cooperativa che non ha impugnato…

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Controversie seriali e contratto collettivo

L’art. 30 d. leg. 31 marzo 1998, n. 80, introdusse l’accertamento pregiudiziale della efficacia validità ed interpretazione dei contratti collettivi del pubblico impiego, previsto dall’art. 30, che, a sua volta, aggiunse l’art. 68 bis al d. leg. 3 febbraio 1993, n. 29. L’obiettivo era di sperimentare uno strumento deflattivo, perché finalizzato a rendere uniforme l’interpretazione e l’applicazione di contratti collettivi e, quindi, a contenere il contenzioso in cui sorgesse una questione ad essi relativa. Il modello di riferimento era contenuto nella disciplina delle «Controversie regolate da norme corporative» di cui agli artt. 410, 444 e 467 ss. c.p.c. 1940: l’art. 410, comma 2°, attribuiva alla Magistratura del lavoro di Roma l’interpretazione dei contratti collettivi in vigore “in più circoscrizioni”; gli…

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Dichiarazione giudiziale di illegittimità del licenziamento disciplinare

Corte di Cassazione, Sezioni Unite, 27 dicembre 2017, n. 30985 Contestazione disciplinare – Tardività – Licenziamento – Illegittimità – Reintegrazione –Indennità MASSIMA Un ritardo notevole e non giustificato della contestazione dell’addebito posto alla base del licenziamento per giusta causa rappresenta una violazione del principio di buona fede e della volontà delle parti nell’attuazione del rapporto di lavoro. La dichiarazione giudiziale di illegittimità di un tale licenziamento disciplinare comporta perciò l’applicazione della sanzione dell’indennità come prevista dal quinto comma dello stesso art. 18: un’indennità risarcitoria onnicomprensiva di 12-24 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto. COMMENTO Il caso in esame ha origine nel licenziamento per giusta causa intimato al lavoratore a seguito di una contestazione disciplinare formulata tardivamente, ovvero a distanza di…

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Licenziamento per giusta causa e sanzione espulsiva

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 20 ottobre 2017, n. 25147 Licenziamento individuale – Giusta causa – Sottrazione materiale aziendale su pen drive – Mancata divulgazione a terzi – Dati non coperti da password – Legittimità del recesso MASSIMA Sussiste il licenziamento per giusta causa nel caso qualora il dipendente copi sulla pen drive brevetti, disegni e altri documenti aziendali importanti sebbene non divulghi a terzi il materiale. Per far scattare la sanzione espulsiva basta la mera sottrazione dei dati non rilevando che questi ultimi siano o meno protetti da password.  COMMENTO La questione portata all’attenzione della Suprema Corte riguarda un’ipotesi di licenziamento per giusta causa intimato ad un lavoratore che, pur non divulgandone il materiale a terzi, aveva trasferito su…

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Esercizio dell’azione disciplinare

Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, 4 ottobre 2017, n. 23177 Condanna penale del lavoratore – Estinzione e risoluzione del rapporto – Licenziamento – Potere disciplinare – Tempestività MASSIMA La contestazione disciplinare deve essere caratterizzata da immediatezza anche nel caso di una condanna penale a carico del lavoratore. L’azione disciplinare esercitata un anno dopo il passaggio in giudicato della condanna penale non può essere riconosciuta come tempestiva e rende illegittimo il conseguente licenziamento. Anche se il criterio d’immediatezza va inteso in senso relativo, spetta al datore di lavoro di provare la tempestività dell’eventuale provvedimento disciplinare ove sussista un rilevante intervallo temporale tra i fatti contestati e l’esercizio del potere disciplinare. COMMENTO Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione ha…

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